Grandi manovre sul Parco del Ticino. Non è un’esercitazione militare, ma ha tutte le caratteristiche di scontro per conquistare la gestione di quello che è considerato il Parco fluviale più grande d’Europa, suddiviso fra Piemonte e Lombardia. Sulla sponda piemontese (soprattutto nel Novarese) si sta giocando la partita dello «spoil system» (la vecchia liturgia politica che assegna le cariche). La posta in gioco è alta: l’Ente di gestione delle aree protette del Ticino e del Lago Maggiore Parco raggruppa infatti diverse aree di notevole interesse ambientale e naturalistico che abbracciano una zona enorme nelle province di Novara, Vercelli e Verbania. Poche di queste zone hanno però un’elevata improtanza dalpunto di vista agricolo come il Parco del Ticino in territorio di Novara e, in forma minore, la riserva naturale di Fondotoce nel Verbano. Forte la presenza di imprese agricole, allevamenti zootecnici e colture agricole (riso, mais), e proprio in questo territorio da decenni ormai si registrano danni crescenti alle coltivazoni da parte di una presenza incontrollata di fauna selvatica, in particolare i cinghiali.
Ecco perché il mondo agricolo scende in campo per la dire la sua, anzi lancia una «Winter Express», una contromanovra d’inverno nella speranza di contrastare logiche lontane dai legittimi interessi e dalla salvaguardia dell’agricoltura.
Le tre associazioni agricole (Cia-Coldiretti-Confagricoltura) con i loro presidenti (Manrico Brustia, Federico Boieri e Paola Battioli) hanno sottoscritto un documento congiunto per denunciare la situazione: «occorre governare con scelte efficaci e decisioni imemediate, il conflitto in corso tra le buone pratiche agricole che rappresentano l’attività degli imprenditori agricoli e la diffusa presenza della fauna selvatica». Ma questa è solo la prmessa per spiegare che cosa sta accadendo: «Noi abbiamo proposto il nominativo di um imprenditore agricolo titolare di un’azienda che opera nelparco delTicino, chiedendogli di rappresentare le esigenze dell’agricoltura all’interno del porossimo consiglio dell’ente di gestione. Alla luce diqueste sintetiche considerazioni non ci appaiono chiare le ragioni e i criteri che hanno invece indotto i sindaci e i loro delegati a designare, pe la rappresentanza degli agricoltori, un soggetto proveniente da un territorio lonano dal Ticino, che non è agricoltore, e che era espressione diverssa da quanto indicato da noi. Siamo rimasti ‘’basiti’’ e allibiti, nell’aver rilevato, nel verbale dell’assembvlea dell’ente, che non è stata fatta alcuna presentazione, da partedella politica novarese, circa la candidatura espressione delle rappresentanze agricole novaresi. Rileviamo solo che si è tratto solo di logiche appartenenti a un modo di fare politica che auspicavamo fosse superato. Quanto accaduto on consentirà alcun passo avanti nell’attenuare e risolvere il conflitto in atto tra agricoltori e fauna selvatica». (g. f. q.)
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