Il vigneto Italia produrrà leggermente meno rispetto al 2019 (-1%, 47,2 milioni di ettolitri
ma la qualità delle uve buona se non ottima e in alcuni casi eccellente. Una quantità che dovrebbe consentire all’Italia di rimanere il principale produttore mondiale di vino, seguita dalla Francia con 45 milioni di ettolitri e dalla Spagna (42 milioni). È il quadro di sintesi laborato da Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini e presentato durante una conferenza stampa online a cui ha partecipato anche la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova. Nel dettaglio: si dovrebbe avere un leggero aumento nell’Italia settentrionale (+3,1%), una diminuzione al Centro (-2%) e al Sud (-7). Tra le regioni dove si dovrebbero registrare incrementi il Veneto (capofila) e anche il Piemonte (+ 5%).
A tutto ciò fa da contraltare la particolare situazione economica internazionale, che registra una notevole riduzione degli scambi globali di vino (-11% a valore e -6% a volume nel primo semestre sul pari periodo 2019) e una contrazione, la prima dopo 20 anni di crescita, delle esportazioni del vino made in Italy (-4% nei primi 5 mesi), sebbene inferiore a quella dei principali competitor. Elementi questi che hanno determinato difficoltà tra le imprese e un aumento seppure contenuto delle giacenze dei prodotti a denominazione (+5% per le Doc a fine luglio) con conseguente limatura dei listini di Igt, Doc e Docg. In questo contesto economico ancora difficile la vendemmia in corso rappresenta, per caratteristiche quali-quantitative, una eccellente opportunità per la ripartenza del prodotto Italia, a maggior ragione se sostenuto da una adeguata campagna nazionale e internazionale di promozione.
Per il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella: “l’alta qualità sarà elemento determinante per affrontare e superare il difficile momento che il mondo del vino e in generale il sistema produttivo mondiale stanno vivendo a causa dell’emergenza Covid”. E ha aggiunto un invito: “Produciamo meglio e meno. Il mercato non riesce a recepire tutti i nostri vini”.
“Il settore vitivinicolo italiano ha dato prova di una straordinaria capacità di ripresa e resilienza – ha dichiarato Raffaele Borriello, direttore generale dell’Ismea – riuscendo a reggere l’urto di questa crisi senza precedenti che si è abbattuta sul sistema produttivo globale. Un sospiro di sollievo proviene sia dal cessato allarme dazi verso gli Usa, che sta invece penalizzando i nostri concorrenti francesi e spagnoli, ma anche da una vendemmia che per qualità e quantità risponde agli attuali bisogni del settore. Desta naturalmente preoccupazione – ha concluso Borriello – la flessione sui mercati esteri, dopo 20 anni di crescita ininterrotta, e lo spettro di una recessione economica globale, ma il sistema vitivinicolo italiano appare solido e in grado di tornare sui livelli a cui ci aveva abituato.”
Per il presidente dell’Unione italiana vini (Uiv), Ernesto Abbona: “Il bilancio previsionale della vendemmia si annuncia positivo sia per la diffusa qualità delle uve, con diverse punte di eccellenza, sia per una quantità leggermente inferiore allo scorso anno che ci aiuterà a gestire il mercato in maniera equilibrata. Premesse importanti per valorizzare i listini di un’annata produttiva che ci attendiamo molto interessante. Adesso, quindi, diventa necessario sostenere la ripresa dei mercati e del nostro export con nuovi investimenti aumentando per il prossimo triennio la dotazione dell’Ocm Promozione”.
“In un anno normale, – ha detto Ignacio Sanchez Recarte, segretario generale del Comité Vins (CEEV) – saremmo tutti concentrati nel cercare di ottenere la stima più precisa della vendemmia; tuttavia questo non è un anno normale e la crisi del Covid-19 rimane per il momento il fattore più influente e dirompente per le aziende vinicole. A livello UE, e grazie agli aumenti di Spagna e Francia, – ha aggiunto Recarte – ci aspettiamo una vendemmia 2020 leggermente superiore (+5 Mhl) rispetto a quella del 2019 per i primi 5 produttori – Italia, Francia, Spagna, Germania e Portogallo – e vicina alla media degli ultimi 5 anni. Con le giacenze di vino ancora relativamente elevate, la vendemmia 2020 entrerà in un mercato ancora fortemente caratterizzato dall’incertezza e dalla destrutturazione provocata dal Covid-19. Ora sarà fondamentale concentrare tutti gli sforzi e le azioni sulla ripresa dei mercati a livello UE e internazionale. Senza questa ripresa, più che mai, la sostenibilità delle aziende vinicole dell’UE sarà a rischio”.
La ministra Teresa Bellanova: “Sul fronte della promozione ho sollecitato un tavolo vino con il ministero degli Esteri e Ice. Vogliamo puntare anche sulla filier della ristorazione, favorendo la riapertura di molti ristoranti ancora chiusi. La misura è in Parlamento”.
“Intanto – ha aggiunto la ministra – le risorse non utilizzate per alcuni degli interventi approvati nel corso dell’emergenza sanitaria rimarranno a disposizione del settore del vino. Magari non tutte le misure individuate hanno avuto il risultato immaginato all’inizio. Penso – ha aggiunto la ministra – alla misura sulla distillazione, definita dopo un confronto anche complicato con le Regioni, che ha assorbito 14 dei 50 milioni destinati. Risorse che resteranno a disposizione del settore. E poi, penso alla misura da 100 milioni di euro voluta per il contenimento della produzione dove sono stati utilizzati poco meno di 39 milioni di euro: anche in questo caso i fondi saranno riattivati in favore del settore ma dovranno essere spesi entro la fine di quest’anno”.
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