In un anno volume crollato del 60,8 per cento, con una flessione nei pernottamenti del 71%. Come dire che sono venuti a mancare 15 milioni di presenze. Il pianeta agriturismo ora cerca di rialzare la testa. Di tutto l’agroalimentare, che nei momenti più duri del Covid e nella fase del lockdown si è confermato punto di riferimento essenziale, il comparto dell’agriturismo risulta il più penalizzato. Le 25 mila strutture italiane hanno perso complessivamente oltre un milione di euro al mese, circa 1,5 miliardi di fatturato in un anno. I “ristori” hanno potuto sopperire in termini minimi. Briciole. Ora, con le riaperture, si guarda al riscatto. Dal mare alla montagna, dalle colline alla pianura, il comparto è pronto. In Piemonte le attività agrituristiche sono oltre 1300, di queste 687 si dedicano in particolare all’enoturismo (degustazioni ecc.), altro segmento che ha sofferto in maniera significativa.
In questo contesto s’inserisce l’iniziativa di Coldiretti che ha promosso i primi diplomati in “Ospitalità contadina”: agricoltori che hanno seguito il corso, impostato sulla base di un format nazionale, di “Maestro dell’Ospitalità”, organizzato da Terranostra con Inipa e Campagna Amica. Obiettivo è quello di far crescere la qualità dell’accoglienza nelle strutture, legando cultura ed esperienze uniche di turismo, fondate sull’autenticità. I diplomati hanno seguito una “full immersion” di sette lezioni. Docenti anche esperti di marketing e una psicologa, che ha impartito consigli su come conoscere, attrarre l’ospite. In una parola: coccolarlo.
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