Uscire di casa ogni mattina, uno stop, svoltare a sinistra. Il consueto tragitto, ripercorso mille e mille volte, davanti una risaia. Tutto lì. Luigi Tenco avrebbe detto: “Le solite strade, bianche come il sale, il grano che cresce, i campi da arare…” in una sorta di melanconica, monotona condizione che spinge ad andare via, come nella sua ultima canzone interpretata a Sanremo, “Ciao Amore”.
Non è così per Mario Finotti, fotografo che sa andare oltre lo scatto e gli stereotipi, per molti anni fotoreporter a “La Stampa”. Per lui quel breve itinerario che lo separa dall’abitazione di Garbagna, nella Bassa novarese, da un’altra dimensione, quella che lo conduce alla città, a scandagliare la gente, è un mondo tutto da interpretare: 365 giorni di sfumature diverse, una dopo l’altra, che soltanto l’obiettivo attento e pronto (meglio sarebbe dire l’anima) sanno cogliere e interpretare. Si chiama infatti “Uno sguardo lungo un anno” la proposta fotografica presentata da Finotti nel cine-teatro di Tornaco, altro paese disteso fra le risaie, accompagnato da Luca Dal Bello, storico della meteorologia, il quale ha intrecciato il tempo che passa e quello che verrà con proverbi attendibili e antichi adagi senza riscontri. Ma il tutto condito da un amore per la risaia, osservata speciale da un fotoreporter che sa costruire e riflettere sulla “finestra” che ogni mattina si spalanca davanti ai suoi occhi: è lo scenario orizzontale apparentemente monotono, in realtà ricco di suggestioni cromatiche che cambiano di giorno in giorno, attimo dopo attimo. L’obiettivo di Finotti le ha colte tutte, non solo con il cambiare delle stagioni. E’ entrato in sintonia con il paesaggio, restituendone il profondo: i colori, l’evolversi della vegetazione, i cieli tersi e ombrosi, quelli tempestosi, il fascino della nebbia che avvolge, la brina, la neve sulla risaia d’inverno. La magia di un territorio che ai distratti appare immobile e opaca, in realtà è laboratorio della natura.
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