Metabolizzati, o quasi, i risultati delle elezioni europee, è scoccata l’ora dei giochi per le poltrone che contano a Bruxelles e Strasburgo. A chi sarà attribuita quella dell’Agricoltura? Chi sarà il successore dell’irlandese Phil Hogan alla Commissione? L’Italia, che secondo molti osservatori rischierebbe di avere un ruolo marginale negli spoils system, invece ci crede e ci prova. In altre parole: un commissario all’agricoltura spetterebbe di diritto, considerando che il nostro Paese è l’unico al mondo con con oltre 5 mila prodotti alimentari tradizionali censiti, 297 Dop/Igp, 415 vini Doc/Docg, ed è anche leader in Europa con 60 mila aziende agricole biologiche. Confagricoltura e Coldiretti rivendicano questo traguardo, il Governo lo sostiene. Ma non sarà un percorso in discesa, perché il settore agricolo nell’Ue è strategico (le spese destinate all’agricoltura incidono per oltre il 30% cento sul bilancio Ue), e la Commissione decide fondi cospicui da erogare alle aziende di tutta Europa attraverso la Pac. A questo proposito, le decisioni da assumere sulla prossima Politica agricola europea (anche alla luce di annunciati tagli dovuti agli effetti della Brexit che riduce il contributo dovuto da ogni Stato membro) rappresenteranno un tema spinoso e controverso: nessuno vuole rimetterci. Ma il primo vero banco di prova potrebbe essere imminente: è la trattativa commerciale con i Paesi del mercato comune dell’America latina, di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay (il Mercosur). Un negoziato che prevederebbe forti concessioni a quei Paesi, i quali potrebbero esportare verso l’Europa ingenti quantitativi di carne bovina, pollame, riso, zucchero. Con una concorrenza sleale e dannosa per i consumatori: basti pensare, ad esempio, che il neo presidente Bolsonaro, in Brasile ha autorizzato l’uso di 150 nuovi pesticidi.
Share on Facebook
Follow on Facebook
Add to Google+
Connect on Linked in
Subscribe by Email
Print This Post
You must be logged in to post a comment Login