Voci dalla Silicon Valley dei vino italiano, il Monferrato casalese che diede i natali al sen. Paolo Desana, padre della legge che impresse una svolta al comparto vitivinicolo con la creazione delle Doc (Denominazione d’origine controllata). Nella cittadina antica capitale del Marchesato di Aleramo, di cui è appena stato celebrato il 1050ntesimo anniversario, uno dei vertici con Langhe-Roero del Patrimonio Unesco, il figlio Andrea Desana ha promosso un ricordo nel centenario della nascita del padre, chiamando amici, conoscenti, figure carismatiche del mondo vinicolo, e non solo. Per ricordare una figura di cui deve andare fiera con Casale Monferrato anche l’Italia del vino. Come ha sottolineato Angelo Gaia, arrivato dal Cuneese per ripercorrere le difficoltà che Desana dovette superare con determinazione e pazienza prima di approdare all’approvazione della legge: “Erano anni in cui il Nord produceva vini alti di acidità e bassi di alcol e per colmare questo gap era consentito lo zuccheraggio e c’era anche un abuso del taglio con i vini provenienti dal Sud. Desana invertì questa rotta e scrisse una nuova pagina, ma incontrò molti ostacoli e fu anche attaccato. Se oggi siamo arrivati qua dobbiamo dire grazie a quest’uomo”.
Non si sarebbe mai arreso, così come non si piegò anni prima durante gli anni di prigionia. Quando, ufficiale di artiglieria, disse no al nazifascismo e fu deportato dai tedeschi in 12 lager, sfuggendo anche al plotone d’esecuzione. Quel periodo è stato ricordato da Pinetto Giorcelli, 97 anni, uno dei compagni di prigionia ancora vivente. E dal giornalista-scrittore Andrea Parodi, autore del libro “Gli eroi di Unterluss”.
Fra i testimoni anche Giovanni Monchietto. L’esempio del vino è unico, ma dovrebe essere trasferito ad altri settori come quello del riso, così ha ha detto Andrea Desana che con un gruppo di risicoltori si sta battendo per arrivare alla Igp riso Valle del Po.
L’assessore regionale all’agricoltura, Giorgio Ferrero: “Desana è stato un valore straordinario per tutto il Piemonte, che oggi esporta vino di qualità per un miliardo di euro e possiede la percentuale dei vini d’origine più alta di tutta Italia. Sovente i viticoltori sono così abituati a fruire di questo strumento Doc che se ne dimenticano, invece non va scordato che esso è un valore collettivo. La Doc è di proprietà dei viticoltori. Un patrimonio da cui partire per guardare avanti. E penso ai giovani. In agricoltura abbiamo un ritorno: circa 800 nuovi insediamenti sotto i 35 anni, non mi piace pensare per mancanza di alternative. Fare l’agricoltore è un percorso importante che ti occupa l’intera vita”.
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