Tutti gli occhi sul chicco, va in scena il riso

Tutti  gli occhi sul chicco, va in scena il riso

stroppiana1stroppiana2stroppiana4stroppiana5di Gianfranco Quaglia

Occhi e massima attenzione sui chicchi appena usciti dagli sbramatori di una delle più avanzate riserie europee sotto il profilo tecnologico, la SP di Stroppiana (Vercelli), presidente Maria Grazia Tagliabue. Incapsulati in tute e mascherine protettive, gli osservatori sembrano medici e infermieri attorno a un tavolo chirurgico. La tensione è massima, alte sono le aspettative. L’operazione richiede alto grado di concentrazione e professionalità. Giornaliste e giornalisti italiani, portoghesi e francesi, sono arrivati qui per scoprire i segreti del chicco made in Italy.

Italia, Portogallo, Francia, si sono infatti uniti per promuovere il riso Japonica europeo, prodotto di eccellenza, buono, salubre, versatile. Lo slogan di questo progetto finanziato dall’Unione Europea  è “Buono per te, prezioso per l’ambiente”. Partner sono Ente nazionale Risi, Casa do Arroz (associazione professionale portoghese della filiera del riso) e il sindacato dei risicoltori di Francia. Prima tappa lo scorso luglio in Camargue, adesso tocca all’Italia. I giornalisti hanno trascorso una giornata al Centro Ricerche Ente Nazionale Risi di Castello d’Agogna, dove hanno visitato anche il caveau del germoplasma (la banca del seme che custodisce oltre 1600 varietà), poi si sono trasferiti alla SP per toccare con mano il prodotto riso che arriva grezzo dai campi ed esce bianco, pronto per essere confezionato e spedito in tutta Italia e nel mondo.

Scopo di questa azione divulgatrice è promuovere il riso tipo Japonica (da risotto) che rappresenta appunto il 77 per cento della risicoltura europea. E arriva in una delle annate più difficili, come sottolinea Roberto Magnaghi, direttore generale di Ente Nazionale Risi: “La siccità ha condizionato la stagione, ci sarà meno riso, abbiamo perso circa 26 mila ettari (23 mila in Lombardia, 3 mila in Piemonte)”. N risente anche il prodotto che stanno mietendo, rese inferiori rispetto agli altri anni. In gioco non c’è soltanto la qualità, saranno insufficienti anche i quantitativi. In altre parole: mancherà la materia prima, le industrie di trasformazione si troveranno in difficoltà. Le alternativa, purtroppo, si chiama importazione. Che riguarda tutta Europa: già arrivati circa 500 mila quintali di riso proveniente dal Sudest asiatico (in particolare Cambogia e Myanmar), prevedibile che altrettanti entrino nei prossimi mesi. Si guarda al futuro prossimo, vale a dire alla campagna 2023. Ente Risi e sindacati agricoli lanciano un appello, perché si teme che i risicoltori si orientino verso altre scelte colturali, le avvisaglie ci sono tutte. Un abbandono del riso nel timore di affrontare un’altra annata siccitosa. Per scongiurare questo scenario ci sono molte proposte: innanzitutto accorgimenti che dovrebbero consentire di rimpinguare la falda freatica di acqua, in modo tale da avere una riserva costante per i mesi che verranno. Come? Ricorrendo alla sommersione invernale, pratica agronomica sperimentata con risultati positivi. Non risolve il problema alla radice, ma contribuirebbe. Il “mare a quadretti” d’inverno, tra l’altro, è contemplato fra i contributi che Bruxelles prevede per le buone pratiche agricole e la sostenibilità, con un budget di 190 euro/ettaro. Sul fronte di altre iniziative specifiche, un tavolo di lavoro allargato da aggiornare in questi mesi, tra Regioni Piemonte, Lombardia, consorzi irrigui. A novembre si terranno gli stato generali dell’acqua. E’ intenzione comune di agire per sorprendere in contropiede la prossima, eventuale siccità e il cambiamento climatico.stroppiana1

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