Nel mese di febbraio, dopo una lunga maturazione, è stata costituita l’associazione per difendere le terre del torrente Mastallone, affluente del fiume Sesia, a metà della Valgrande, o valle dei Walser. I promotori della associazione per la difesa dell’area del Mastallone si propongono soprattutto una finalità: preservare la Natura da qualsiasi sommovimento, consegnandola intatta ai valsesiani che verranno.
Gli associati del Mastallone si sono costituiti proprio nelle settimane in cui in pianura, pronta alle nuove risaie 2016, si teme una forte scarsità d’acqua dopo un inverno siccitoso, con poca neve in montagna. Questa volta i timori delle categorie agricole (Confagricoltura, Coldiretti, Cia) sono stati pressoché unanimi, dal Piemonte orientale e dalla Lomellina lombarda al Torinese e al Cuneese. Da queste zone, adesso con poca acqua, vengono di norma massicci quantitativi di cibi che ogni giorno approdano a Torino, Milano, e fino alla Emilia – Romagna. L’apporto idrico viene soprattutto dal Po che sfocia nell’Adriatico e dai suoi affluenti “rinforzati” dai canali artificiali, primo fra tutti il Canale Cavour costruito nella seconda metà del XIX secolo. Una testimonianza del disagio e della vera e propria “paura di primavera” viene dalla stampa tecnica, che ipotizza quello che potrebbe accadere in aprile, maggio, giugno nonostante le ultime nevicate. Il Coltivatore Cuneese (Coldiretti della Provincia Granda) titola: Risorsa acqua: in quarant’anni tante parole e nessun fatto. L’analisi fa riferimento ad una serie di piccoli invasi, anche riconoscendo che la fanchiglia formatasi nelle stagioni di morta, potrebbe dare problemi. E l’illustrazione della situazione fa riferimento al grande invaso chiamato di Serra degli ulivi: 10 milioni di metri cubi di acqua, costo 150 milioni di euro. “Il progetto – osserva sconsolato il giornale – è già stato finanziato per un milione di euro spesi per la progettazione…Ma vanno cercati i 148 milioni necessari a realizzare i lavori per creare una diga in cemento armato rivestita in pietre e mascherata di erba alta 56 metri e lunga 231. Più giù, in terre d’acqua, Agricoltura 2000 (Coldiretti di Vercelli e Novara) annota: “L’agricoltura ha sete. Lo spettro della carenza idrica sulla stagione 2016″. E l’asserzione è motivata: a febbraio il livello del Lago Maggiore, polmone idrico di Piemonte, Lombardia, Svizzera ha avuto il livello al di sotto medio di un metro, accaduto raramente nel periodo 1942/2015. Non soltanto, affermano i tecnici: “Le preoccupazioni per lo svolgimento della prossima stagione irrigua (ed anche per quelle che seguiranno) sono ulteriormente accentuate dalla sempre maggior diffusione di nuove pratiche agronomiche e irrigue che, solo apparentemente, possono rappresentare un risparmio di risorse idriche. La scarsità d’acqua degli scorsi autunno e inverno ha avuto un contraccolpo sulle falde freatiche che, come è noto ” sostengono” le superfici dove si trovano installazioni infrastrutture, monumenti come, per esempio, il Duomo di Milano e interi quartieri milanesi. Infatti, il cedimento delle falde ha registrato valori compresi fra meno 0, 75 metri e meno 1,20 metri. Il fenomeno ha riguardato anche le foci del Po nelle aree di Ferrara e Rovigo. Il basso livello delle falde non contrasta più validamente la risalita del sale di mare che, a lungo andare, danneggerà le coltivazioni in atto. Più volte, in questi anni sui fenomeni della povertà delle falde e della pericolosa salinità, si sono anche soffermati L’Agricoltore (Confagricoltura) e Il Risicoltore (Ente Nazionale Risi).
Rispetto alle altre parti della regione, in particolare una provincia agricola come quella di Cuneo, apparentemente lo scenario appare meno allarmante nel Piemonte orientale dove, comunque, la risicoltura non è praticabile senza abbondanti risorse idriche. Con picchi durante gli anni Novanta e primi anni Duemila, il Consorzio della Baraggia Vercellese e Biellese (area da dove provengono varietà storiche di riso) ha portato a termine la costruzione di tre dighe irrigue, per energia e uso potabile. Ma rimane ancora insoluto il problema della costruzione di una nuova diga sul torrente Sessera, che scende dalle alpi biellesi a Borgosesia. I poteri locali avversano il manufatto, come ad esempio anche nel Cuneese la diga di Serra degli Ulivi, perché troppo costosa o perché comprometterà gli equilibri naturalistici della zona. Al movimento per il no sulla nuova diga sul Sessera, secondo l’agricoltura indispensabile, si è aggiunto il movimento per il no della diga sul torrente Mastallone. L’idea del manufatto (13.500 metri cubi, costo 280 milioni di euro) fu coltivata prima dal Politecnico di Milano, quindi dal Politecnico di Torino negli anni Sessanta/Settanta/Ottanta. Poi nel 2007, il Gruppo ingegneristico Steci di Milano e Vercelli completò il progetto che ha allarmato i Valsesiani della parte media della Valgrande. Chi sostiene la diga sul Mastallone è sicuro che, oltre a dare acqua preziosa, regimerà ancor più il bizzoso fiume Sesia.
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