Il 2019 ricorre il cinquantesimo anniversario del riconoscimento delle DOC Sizzano-Boca-Fara- Ghemme. Il mondo del vino si prepara a celebrare l’evento, che Stefano Vercelloni, vicepresidnete Città del Vino, ha anticipato nel recente convegno tenutosi a Bogogno (Novara). Mezzo secolo di crescita sotto il profilo qualittivo, raggiunta attraverso una coltivazione ecosostenibile e la lotta integrata. Di questi aspetti si era infatti parlato nel convegno di Bogogno, dove erano intervenuti tecnici e l’assessore all’agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero.
Vercelloni aveva tracciato in breve la storia di un modello che ha trasformato le colline novaresi.
Nel 77/78 il prof. Mario Fregoni redigeva “la carta nutritiva” delle Colline Novaresi, analisi dei terreni e fogliari (complessivamente circa 3.000 campioni) che hanno interessato i territori delle 4 DOC Boca-Fara- Ghemme e Sizzano + Barengo e Mezzomerico.
Nel 1978 la Regione con la Legge 63 dava il via ai Centri di Assistenza Tecnica Agricola e iniziava l’ attività di difesa integra con il prof. Carlo Lozzia, la Regione Piemonte, l’allora “Ispettorato Agrario di Novara” e Osservatorio Malattie delle Piante di Torino e le Organizzazioni Agricole.
Nel 1980 con la Legge 39 la Regione Piemonte istituisce l’Anagrafe Vitivinicola, praticamente il Catasto quantitativo e qualitativo dei Vigneti, prima regione in Italia.
– Nel 1988 fu formalizzato il protocollo d’intesa tra i Comuni Viticoli e l’allora Asprovit, oggi Vignaioli Piemontesi, che si poneva come obbiettivi principali: la riduzione dei fitofarmaci, la promozione di buone pratiche di coltivazione della vite e di gestione del territorio rurale e ovviamente la promozione dei vini e del Territorio stesso.
con il passar degli anni molti Comuni hanno aderito all’iniziativa tanté che oggi i Comuni Convenzionati sono 13.
Nel 2006 le Amministrazioni hanno deciso di dotarsi di un Regolamento di Polizia Rurale condiviso, aggiornandolo poi nel 2014, che tenesse conto, quanto di utile per i vigneti e per l’ambiente, suggerivano le nuove tecnologie e le pratiche sostenibili, adeguandosi comunque alle linee del (PAN) Piano Agricolo Nazionale.
Nel 2008 i Comuni viticoli, per tre anni, hanno stanziato ulteriori fondi per il progetto di tutela dei vecchi vigneti: nello specifico il quadretto novarese o “Maggiorino” che nel 1977, cito il prof. Fregoni, rappresentava il 58% della superficie vitata della zona, nel 2008 era sceso a meno del 10% e oggi penso siamo nell’ordine delle frazioni. Quindi sarebbe opportuno trovare dei fondi per mantenere i vigneti rimasti, che sono storici e rientrano in quelle identità uniche che arricchiscono il territorio.
I Comuni in generale, ma soprattutto quelli viticoli, hanno una funzione importante nella gestione del Territorio e nella salvaguardia dell’Ambiente (Km di strade bianche, fossi, ripe, muretti a secco, ecc).
Ogni territorio è unico, con delle caratteristiche specifiche, siamo l’Italia dei 1000 vitigni autoctoni e delle 500 Denominazioni d’origine e per questo va tutelato, difeso e gestito.
Allo stesso tempo seguendo la filosofia di Città del Vino i Comuni dovrebbero avere anche la medesima sensibilità per la bellezza del Paesaggio, così da ottenere un valore aggiunto aumentato.
Come Associazione Nazionale Città del Vino vorrei ricordare inoltre alcune iniziativa significative quali:
Piano Regolatore delle Città del Vino, per una corretta pianificazione urbanistica, ma anche rurale che qualifichi le produzioni agroalimentari.
Osservatorio del Turismo del Vino, analisi annuale dello stato reale dell’Enoturismo nell’Italia dei Territori del Vino.
La tutela dei vigli autoctoni.
Concorso Enologico Internazionale “La selezione del Sindaco”” (Canelli – Torino P.zza Madama).
Anche il contributo concreto alla stesura delle leggi: Testo Unico della Vite e del Vino, sui piccoli Comuni e sull’Enoturismo.
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