Sarebbe diventato ricercatore e docente di spicco all’Università, come testimoniano le sue numerose pubblicazioni. Ma i casi della vita e l’amore per la pratica sul campo lo hanno portato a essere protagonista nell’agricoltura di pianura, fra le risaie e gli allevamenti del Novarese. Silvano Bertini, un’icona nel mondo rurale, a 91 anni ha conservato l’amore per la professione, facendone missione. Non ha mai pensato di  “tirare i remi in barca”, anzi continua a remare senza sosta e dispensare suggerimenti, guardando lontano. Non denuncia acciacchi o desiderio di risparmiarsi, gli duole soltanto di vedere che quel sacro fuoco connaturato in lui si sia un poco spento nelle nuove generazioni, come sostiene con rincrescimento. Mauro Mottini, presidente della federazione interregionale Piemonte e Valle d’Aosta dottori agronomi e forestali, e Antonio Pogliani vicepresidente Associazione dottori in agraria e forestali Novara e Vco, lo hanno festeggiato con un attestato di merito. Bertini, presidente della stessa associazione, è noto oltre i confini provinciali, un punto di riferimento. Cultura, conoscenza professionale, innovazione, curiosità, sono le sue cifre. Inconfondibile l’accento originale, mai scalfito dopo oltre sessant’anni in terra novarese. Ricorda i primi passi mossi nel sua Toscana, quando scoprì in collaborazione con l’Università di Tokyo la molecola di un fungo che aveva un’azione antibiotica. Poi la vincita di un concorso che lo portò a diventare capo dell’Ispettorato agrario di Novara. “Quando arrivai, nel ’57, l’agricoltuira era molto diversa da oggi. Difficile era anche suggerire innovazioni in un mondo ostile ai cambiamenti”. Ma Bertini riuscì a convincere anche i più sospettosi: nell’allevamento sviluppo’  i fecondatori laici con il cosiddetto embryo transfer, la fecondazione artificiale. In risaia promosse lo spianamento delle camere per evitare scorrimento inutile e dispersione d’acqua. Nei vigneti fu in prima linea nella lotta agli attacchi fungini e parassitari. Tanto di cappello, ma lui si schermisce: “Ho avuto la fortuna di fare i lavori che mi garbavano”.