Il Banco Popolare chiude i primi sei mesi 2015 con un utile di periodo pari a 293,1 milioni, rispetto ai 6 milioni realizzati nel primo semestre 2014. La relazione finanziaria semestrale consolidata è stata approvata nella seduta del onsiglio d’amministrazione del sette agosto.
Dopo aver completato la riorganizzazione societaria portando a termine nel primo trimestre la fusione per incorporazione nel Banco Popolare della controllata Banca Italease, il Gruppo si è concentrato sul core business, realizzando in un contesto ancora difficile proventi operativi per 1.814 milioni in crescita dell’1,2% rispetto ai 1.793 milioni del primo semestre 2014.
In una nota, il gruppo Cda sottolinea che <l’incremento della capacità di generazione di ricavi è ancora più evidente se calcolato con riferimento all’aggregato dei proventi “core”, rappresentati dalla somma del margine di interesse, delle commissioni nette e degli altri proventi netti di gestione, che ammontano complessivamente a 1.609 milioni ed evidenziano un incremento del 3,2% rispetto ai 1.559 milioni del primo semestre 2014. Alla favorevole dinamica dei ricavi, si è accompagnata un’ulteriore contrazione dell’1,4% degli oneri operativi che scendono a 1.069 milioni rispetto ai 1.084 milioni del corrispondente periodo del 2014.
Il risultato della gestione operativa, pari a 745 milioni, segna conseguentemente una crescita del 5% rispetto ai 709 milioni del primo semestre 2014 ed il cost income ratio si attesta al 58,9% rispetto al 60,5% del corrispondente periodo dell’esercizio precedente>.
Il risultato economico del periodo beneficia del rallentamento della crescita dei crediti deteriorati che ha comportato una rilevante riduzione del costo del credito (375 milioni rispetto ai 620 del primo semestre 2014) e dell’impatto positivo sulle imposte sul reddito conseguente alla rilevazione nel primo trimestre delle attività per imposte anticipate collegate alle perdite fiscali pregresse dell‘incorporata Banca Italease (+85 milioni). La performance economica risulta per contro penalizzata dalla rilevazione negli accantonamenti per rischi ed oneri della miglior stima del contributo che il Banco sarà chiamato a versare al Fondo di Risoluzione Nazionale in conformità a quanto previsto dalla Bank Resolution and Recovery Directive (-23 milioni al lordo dei prevedibili effetti fiscali) e della passività emersa dall’inattesa sfavorevole decisione della Corte di Cassazione riguardante la vertenza fiscale di una società controllata risalente al 2006 (-18 milioni) e dalla rilevazione di rettifiche di valore a fronte di altre attività finanziarie per 26 milioni. (Nellafoto: il presidente Carlo Fratta Pasini)
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