Il 5 giugno si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Ambiente, una ricorrenza per riflettere sul nostro futuro. Quest’anno era dedicata all’inquinamemento dell’aria, con alcune considerazioni che balzano subito agli occhi: 9 persone su 10 vivono in luoghi dove la qualità dell’aria che si respira è inferiore ai limiti fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ancora: la maggior parte delle casue sarebbero da attribuirsi ad attività umane, tra cui la produzione agricola che – secondo alcuni studi – genera il 24% delle emissioni di gas serra globali, seguita dal settore industriale (21%) e da quello dei trasporti (14%). Quindi agricoltura sotto accusa?
Se ne è parlato al Barilla Center Food & Nutrition. Alcune soluzioni esistono e partono dal comportamento di ciascuno di noi. Non tanto dall’agricoltura, quanto dal piatto. Le scelte delle persone, infatti, possono essere dirimenti. La dieta mediterranea risponde alle esigenze di un’agricoltura pià sostenibile, in grado di ridurre l’inquinamento. Maggiore conoscenza alimentare, un uso più corretto dei cibi, una dieta pià sostenibile non solo preserva dalle malattie e aumenta le aspettative di vita, ma è strattamente legata a un orientamento diverso anche per l’industria agroalimentare e gli agricoltori stessi. Insomma, la dieta mediterranea – se seguita in modo corretto e assiduo – diminuirebbe il ricorso a tutti quei cibi per i quali è necessario un dispendio di energie e un aumento dei gas serra. Ecco perché la salvaguardia del pianeta dipende da ciascuno di noi e sarebbe troppo riduttivo addossare la maggior parte delle responsabilità al mondo agricolo.
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