Se non passa la banda i giovani se ne vanno

di Gianfranco Quaglia

L’economia digitale rappresenta il 22 per cento del Pil mondiale, in Italia solo al 18% contro il 33% degli Usa. L’agricoltura digitale ha un ruolo di Cenerentola con un 2,2 per cento, contro il 5,5 dell’edilizia. Secondo gli osservatori e gli economisti l’agricoltura 4.0 potrebbe essere il comparto ad avvantaggiarsi di più della rete, se pensiamo alla precision farming. Il Ministero delle Politiche Agricole ha come obiettivo di raggiungere una copertura di almeno 10 per cento della superficie agricola coltivabile nel nostro Paese entro il 2021. I giovani che si approcciano ai campi o sono rimasti usano abitualmente gli strumenti digitali e tecnologici, ma se non dispongono di banda larga non possono dialogare con il satellite, il Gps, i droni: in altre parole, impossibilitati ad agire e trasformare la teoria in pratica.

Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia (Confederazione italiana agricoltori), invitato all’Accademia dell’Agricoltura di Torino dal presidente Pietro Piccarolo, ha affrontato anche il problema della digitalizzazione in campagna ed è stato esplicito: “Abbiamo bisogno di più giovani in agricoltura, ma se non riecono a collegarsi con il web rinunciano, abbandonano, se ne vanno. La competiviità si gioca sulla tecnologia”.

La carenza di banda larga e la connessione approssimativa rappresentano due aspetti di un’agricoltura italiana frenata e poco appetibile dalle nuove generazioni, malgrado le statistiche dicano che sia in atto un ritorno alla terra. In realtà i numeri sono ancora limitati proprio perché le difficoltà di essere al passo con i tempi in molte aree rurali appaiono insormontabili, se non arriva un aiuto pubblico che affranchi le aziende dal passato remoto dei segnali di fumo.  

Scanavino non parla soltanto di digitalizzazione, ma snocciola alcuni dati che danno il senso dell’evoluzione in atto nel comparto e di cui occorre tenere conto. Oggi in Italia ci sono ancora 360 mulini funzionanti, secondo una proiezione fra dieci anni saranno una quarantina. Significa che sta cambiando il modo di produrre, vendere, in una parola l’organizzazione: meno artigianalità rurale, più accorpamenti e soprattutto tecnologia. E c’è in atto anche un mutamento etnico: gli agricoltori di domani potrebbero essere stranieri immigrati, dobbiamo pensare che i nuovi agricoltori possono avere anche un colore diverso della pelle. In poche parole – conclude Scanavino – occorre essere più responsabili e meno populisti.

 

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