L’Emilia Romagna guida la classifica di produzione di frutta in Italia, seguita dal Piemonte. Non è una notizia nuova, ma forse non lo sanno nelle scuole romagnole o, quantomeno, a Montiano, comune della provincia di Forlì-Cesena. Qui il genitore di uno scolaro ha protestato perché il figlio ha portato a casa una confezione di albicocche di provenienza spagnola, nell’ambito del programma che il Ministero delle Politiche Agricole finanzia per promuovere il consumo della frutta nelle scuole. Fresh-Plaza, testata online altamente specializzata nel settore ortofrutticolo, ha condotto un’indagine per capire quali meccanismi stanno alla base di queste scelte. Semplice la spiegazione: l’aggiudicatario del lotto ha dichiarato che i tempi stretti dovuti alla burocrazia e alle assegnazioni costringono a orientarsi verso altri fornitori in grado di di garantire con rapidità grandi volumi di prodotto. E l’unico capace di assicurare ciò, guarda caso, è straniero.
L’inchiesta induce però ad approfondire e ad altre riflessioni, prima fra tutte la dipendenza dell’Italia nei confronti del settore frutticolo. E’ sufficiente aggirarsi per i reparti frutta di molti supermercati appartenenti sia a catene italiane sia estere per vedere quanti sono i prodotti che arrivano da oltreconfine: arance dalla Spagna, noci dal Cile, tanto per fare qualche esempio. Il fatto è che la produzione italiana non è più in grado di soddisfare la richiesta dei consumatori. Secondo Coldiretti negli ultimi 15 anni il disboscamento delle campagne è alla base delle importazioni, aumentate del 42 per cento tanto da raggiungere 2,15 miliardi di chili. A determinare la parziale scomparsa degli alberi da frutto è stato il crollo dei prezzi pagati agli agricoltori che non riescono più a coprire i costi di produzione. Qualche curiosità: il taglio maggiore riguarda i limoni (-50%), seguiti dalle pere (-41%), pesche e nettarine (-39%), arance (-31%), mele (-27%). Le statistiche ci dicono che una pianta di frutto su tre è destinata a scomparire e che negli ultimi 15 anni si sono volatilizzati oltre 140 mila ettari di alberi di mele, pere, pesche, arance, albicocche e altri frutti. Allora non c’è da stupirsi se nelle scuole entra l’albaricoque made in Spagna mentre noi fingiamo di vantarci del nostro inimitabile made in Italy.
Se l’albicocca a scuola è una albaricoque made in Spagna
di Gianfranco Quaglia
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