Se il “Riso da risotto” è una fake-news

di Gianfranco Quaglia

C’è un riso da risotto che sembra italiano ma non lo è, eppure circola liberamente nei nostri supermercati. 

Più di un pacco di riso su 4 venduto in Italia arriva dall’estero lasciando spazio a speculazioni sul prezzo dal campo alla tavola con gli agricoltori che sono remunerati meno di un euro al chilogrammo, mentre sugli scaffali i consumatori arrivano a pagarne anche 4. Nel 2022 le importazioni sono quasi raddoppiate (+82%) nel complesso; più che triplicate dalla Cambogia, quintuplicate dal Vietnam e aumentate di 50 volte dal Myanmar, dove il cereale appartiene al gruppo degli japonica, il medesimo coltivato nelle pianure di Novara e Vercelli. Finalizzato al risotto. Il prodotto che arriva dal quel Paese, dove la giunta militare ha soppresso la democrazia e fatto strage del popolo Rohingya, finisce anche nei nostri supermercati. Nelle vendite al dettaglio in Italia si sta affermando una nuova strategia di marketing, purtroppo permessa dalla legge, con pacchi che mettono in evidenza Riso da risotto per indicare, in piccolo, magari su un lato nascosto della scatola, tipologia riso Lungo A, origine in Myanmar, in Vietnam o in Cambogia, e quindi senza alcun legame con le varietà italiane. Coldiretti lancia l’allarme: “Serve un intervento per bloccare questo messaggio ingannevole che danneggia consumatori e risicoltori italiani: quella dicitura deve essere utilizzabile solo per le vere varietà nazionali.

A prescindere dalla competizione e dal riso “Fake news”, un fatto è certo: quel cereale è stato coltivato con l’utilizzo di antiparassitari e erbicidi contenenti principi attivi come il triciclazolo, i cui limiti (fortemente restrittivi in Europa) sono largamente superati nei paesi asiatici.

 

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