“Scudo automatico contro import selvaggio del riso”

“Scudo automatico contro import selvaggio del riso”

Prima in Europa, ma insidiata dalla concorrenza che non dà tregua. E’ il quadro che emerge dall’analisi sulla risicoltura italiana, tracciato nel contesto dell’incontro organizzato da Cia (Confederazione italiana agricoltori) al Centro Ricerche Ente Risi a Castello d’Agogna (PV), in collaborazione con l’Ente risicolo. Con interventi del presidente nazionale Cia, Cristiano Fini, Manrico Brustia – responsabile Settore Riso Cia Piemonte –  (al tavolo dei relatori),  – il presidente Andrea Padovani  (Cia Novara-Vercelli-Vco), il suo vice Roberto Greppi, il direttore Daniele Botti; il presidente di Cia Pavia Carlo Zucchella, la direttrice di Cia Pavia Paola Fugagnoli, il responsabile di Cia per il riso Giovanni Daghetta, il presidente di Cia Piemonte Gabriele Carenini, il direttore di Cia Piemonte Giovanni Cardone.

Saluti e introduzione della presidente dell’Ente Risi Natalia Bobba (che ha lanciato un appello all’unità sindacale, “pur mantenendo anime diverse”). Poi il direttore di Ente Risi, Roberto Magnaghi ha riassunto i dati annuali ed esposto la situazione del settore.Ancora in cima al podio della risicoltura: l’Italia si conferma di gran lunga il primo Paese produttore di riso in Europa con oltre il 50% dell’intera produzione comunitaria, 216 mila ettari di superfici seminate e circa 1,4 milioni di tonnellate prodotte nel 2024.

Il presidente Fini: “Il riso è un’eccellenza dell’agricoltura italiana, non solo per la potenza dei numeri . Alla quantità si aggiunge una qualità indiscussa, che nasce dalla tradizione e dal rispetto per l’ambiente e il paesaggio che caratterizzano le aree di produzione”.

Il presidente di Cia ha ribadito l’impegno dell’Organizzazione a sostegno del settore risicolo, sia a livello nazionale che europeo, tanto più oggi che “il comparto è chiamato a confrontarsi con grandi sfide, dai cambiamenti climatici agli aumenti dei costi di produzione, dalle dinamiche di mercato sempre più complesse alle politiche Ue di transizione green spesso confuse e pasticciate”. Nel contesto di queste difficoltà, Fini ha anche espresso il suo apprezzamento per il lavoro svolto dall’Ente Risi, definendolo un “vero e proprio patrimonio della ricerca pubblica italiana, al servizio degli agricoltori”.

Quindi focus sulla nuova Pac, che “deve essere adeguata nelle risorse e di facile attuazione” e soprattutto “massima attenzione di Cia sui possibili impatti degli accordi di libero scambio” con i Paesi del Sud America (Mercosur) e con i Paesi EBA (Cambogia, Myanmar).

Da parte sua, il direttore Magnaghi ha tracciato un’analisi dell’export, visto che circa il 33% del riso prodotto nel nostro Paese arriva al mercato Ue, mentre il 13% è destinato ai mercati extracomunitari come gli Usa. Mettendo in chiaro trend e minacce sul fronte commerciale. “L’Italia esporta in Europa 538.000 tonnellate di riso, in particolare verso Francia (128.000 tonnellate) e Germania (136.000 tonnellate)”. Tuttavia, ha espresso preoccupazione per il calo dell’export verso Parigi (-21.000 tonnellate), che “potrebbe essere legato al carovita che sta attraversando il Paese transalpino”.

Poi, ma non ultimo, il capitolo importazione. Nervo scoperto, in parte sanato con l’applicazione della clausola di salvaguardia che – dopo tanta fatica – era stata ottenuta, ma poi è scaduta. E gli arrivi di riso (soprattutto quello confezionato) è ripreso con forte continuità da Myanmar e Cambogia. Magnaghi ha  ricordato che tutta la filiera si sta battendo e ha chiesto l’applicazione dello scudo in modalità automatica, ogniqualvolta le importazioni superano la soglia di tolleranza. “E’ necessario- ha aggiunto per mantenere l’equilibrio del settore”.

Riguardo ai possibili dazi da parte dell’amministrazione Trump, “l’Italia esporta negli Stati Uniti circa il 6% della produzione, peraltro di varietà pregiate da risotto come Carnaroli, Arborio, Vialone Nano. Produzioni di eccellenza, difficilmente sostituibili con coltivazioni locali. Comunque – ha evidenziato Magnaghi – giusto vigilare sulle politiche dei dazi, che comprometterebbero parte dell’export del nostro agroalimentare di qualità verso gli Usa”.

cia mortara

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