Caro Direttore,
La data del 12 gennaio è una giornata triste per la risicoltura. A seguito dell’auto candidatura avanzata dal Comune di Trino (VC) l’area risicola-padana tra Leri, Montarucco e l’abbazia di Lucedio diventerà il sito destinato ad ospitare il Deposito Unico nazionale delle scorie nucleari. PER SECOLI.
Il Parco tecnologico collegato è il pezzetto di formaggio per attirare i topi. È infatti logico che, nonostante ogni presupposto tecnico, un’area già definita inidonea, diventi, per magia, improvvisamente idonea. E i rigidi criteri di sicurezza previsti dalle Norme tecniche verranno sacrificati sull’altare dell’opportunità politica.Tutto questo in un’area ideologicamente delicata, dalla falda affiorante ed un ricco reticolo irriguo.
Chi acquisterà il riso vercellese ? E che valore avranno i terreni in tutto il comprensorio ? Un eventuale incidente anche minimo con rilascio di scorie nella falda che effetti avrà ? Sellafield insegna..
In questo percorso kafkiano stupisce il silenzio delle organizzazioni agricole, tranne Confagricoltura, che non hanno fatto sentire la loro voce in difesa del territorio e della agricoltura vercellese.La Coldiretti probabilmente è stata tacitata con la legge – bufala sulla carne coltivata. E l’Ovest Sesia ? Che all’epoca della centrale di Leri (1985) aveva fatto ricorso per il dewatering, necessario per costruire le fondazioni del manufatto. Il problema di ieri tornerà, con la necessità di cave per il reperimento degli inerti.
Poi Cernobil ha cancellato tutto e così i due referendum sul nucleare, e di quella vicenda sono rimaste le due torri di raffreddamento a “nobilitare” il paesaggio. Oggi, come quarant’anni fa, si è venduto il territorio e la risicoltura per un piatto di lenticchie.
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