L’agricoltura piemontese è preoccupata per la decisione, approvata dai Ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, che elenca le aree potenzialmente idonee ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti nucleari.
La provincia di Alessandria è fortemente coinvolta nel progetto con oltre mille ettari ipotizzati per la costruzione delle strutture, insieme alla provincia di Torino.
Il presidente Cia Alessandria Gian Piero Ameglio e il direttore Paolo Viarenghi: “Siamo perplessi sulle modalità di realizzazione del progetto: le Organizzazioni agricole non sono state coinvolte nella sua stesura e apprendiamo a cose fatte le prime informazioni, che risultano essere ancora poco esaustive. Seguirà nelle prossime settimane la fase di consultazione, in cui esprimeremo la nostra forte preoccupazione sull’impatto che questo progetto avrà sull’agricoltura del nostro territorio, ricca di terreni a vocazione orticola e cerealicola nelle zone prese in esame. Le produzioni di qualità non potranno essere ritenute tali, in futuro, se coltivate accanto a scorie nucleari. Questo avrebbe conseguenze gravissime sull’economia del nostro territorio”.
Interviene anche Coldiretti con Roberto Moncalvo, presidente, e Bruno Rivarossa, delegato confederale: “La scelta deve tutelare la vocazione dei territori della nostra regione. Un’agricoltura green, variegata, che punta sempre più a progetti di filiera volti a valorizzare i prodotti locali, al biologico, alla difesa e alla tutela della biodiversità e sostenibilità. Le necessarie garanzie di sicurezza vanno anche accompagnate ad una forte attenzione al consumo di suolo evitando nuovi insediamenti con il riutilizzo e la bonifica di aree industriali dismesse”.
In Piemonte sono state individuate 8 aree, 2 nella provincia di Torino e 6 in quella di Alessandria. Dopo sei anni, è stato pubblicato dalla Sogin, società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari, l’elenco delle aree italiane, individuate come quelle che potenzialmente, potranno ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Sono 67 zone che soddisfano 25 criteri stabiliti 5 anni fa e riportati nella Cnapi, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee.
Queste le aree: due nel Torinese (Caluso-Mazzè-Rondissone e Carmagnola) e sei in provincia di Alessandria (Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento, Fubine-Quargnento, Alessandria-Oviglio, Bosco Marengo-Frugarolo, Bosco Marengo-Novi Ligure, Castelnuovo Bormida-Sezzadio).
“L’allarme globale provocato dal Coronavirus – concludono Moncalvo e Rivarossa – ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza che vanno difese e valorizzate per difendere la sovranità alimentare e creare nuovi posti di lavoro. In Piemonte il consumo di suolo complessivo è di circa 175.000 ettari pari quindi al 6,9% della superficie totale regionale che è di 2.540.000 ettari. La continua espansione di superfici artificiali, a lungo andare, rischia di avere pesanti conseguenze su più fronti, oltreché possibilità di non dipendere dall’estero per l’approvvigionamento alimentare, in un momento peraltro di grandi tensioni internazionali sugli scambi commerciali”.
Enrico Allasia, presidente Confagricoltura Piemonte: “Occorre essere chiari: non possiamo pensare di tutelare l’agricoltura di qualità e la memoria del paesaggio trasformando il nostro territorio in area vocata allo smaltimento di scorie nucleari. Nelle zone parco o in quelle tutelate dall’Unesco, le imprese agricole da tempo sono giustamente soggette a una serie di vincoli rilevanti, che però impattano in modo sensibile sulla crescita economica. Oggi, a pochi chilometri di distanza da queste aree, si individuano le campagne piemontesi quali luogo ideale per la costruzione di 8 depositi per rifiuti radioattivi. Per questo manifestiamo il nostro totale dissenso”.
«Trovo assurdo che una scelta di questa portata sia stata assunta senza un minimo confronto con la Regione e i sindaci dei territori. È inaccettabile che da Roma piovano di notte sulla testa dei cittadini piemontesi decisioni così importanti e delicate che riguardano le nostre vite»: così il presidente della Regione Alberto Cirio interviene sulla decisione del Governo di inserire il Piemonte tra le regioni in cui sono state individuate ben otto aree potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nucleare nazionale
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