San Martino, tradizionale giro di boa nel mondo agricolo. Termine dell’anata agraria, primi bilanci e inizio di quella nuova. Li ha presentati Confagricoltura Piemonte e subito balza all’occhio una considerazione: si chiude un’annata anomala sotto il punto di vista climatico, con raccolti buoni per quanto riguarda i cereali e la soia, mentre le produzioni orticole e frutticole si sono rivelate abbastanza scarse, così come la vendemmia che farà registrare un meno 15-20% di uva rispetto al 2018. Confagricoltura Piemonte, tracciando l’andamento dell’annata agraria 2019, sottolinea ancora il buon andamento del comparto avicolo (uova, polli e tacchini) e la sostanziale tenuta del prezzo del latte alla stalla e dei bovini da carne. Buono l’andamento dei prezzi nel comparto suinicolo, mentre per l’apicoltura è un’annata da dimenticare.
Durante la conferenza stampa che si è svolta nella sede di Confagricoltura Piemonte, il presidente regionale Enrico Allasia, il direttore Ercole Zuccaro e il componente della Giunta nazionale Luca Brondelli di Brondello hanno analizzato i principali comparti produttivi dell’agricoltura piemontese, partendo dalla considerazione che il cambiamento climatico è una realtà con la quale occorre sempre più fare i conti.
L’inverno 2018/2019 in Piemonte è risultato infatti il quinto più caldo degli ultimi 62 anni. Temperature superiori alla media si sono registrate nei mesi di dicembre 2018 e soprattutto di febbraio 2019.
Nei mesi invernali sono caduti 68 mm medi di precipitazione (su 1.114 mm medi annui), con un deficit pluviometrico di circa 103 mm (pari al 60%) rispetto al periodo 1971-2000. Tutti i tre mesi invernali sono stati più secchi della norma, con picco negativo a gennaio. La scarsità d’acqua non ha favorito la ripresa vegetativa, influendo negativamente sia sulla germinazione delle colture primaverili, sia sullo sviluppo delle autunno-vernine.
In primavera le temperature sono risultate lievemente superiori alla media degli ultimi anni, in generale anche con precipitazioni leggermente inferiori. Tuttavia localizzate anomalie termiche e pluviometriche, nei mesi di aprile e maggio, hanno danneggiato in parte le fioriture, con riflessi negativi sulle colture agrarie e sulla produzione di miele. L’estate è invece risultata la quarta più calda nella distribuzione storica degli ultimi 62 anni. Spicca l’eccezionale ondata di calore del mese di giugno, con il giorno 27 che è stato il più caldo in assoluto in Piemonte dal 1958 ad oggi (33,3 gradi medi sulla Regione).
Soddisfacenti le produzioni di orzo e grano, con rese in aumento del 20% rispetto al 2018 e ottimo profilo qualitativo. Il mercato però non è remunerativo.
Le superfici seminate a mais sono in leggero calo a causa dell’elevato costo di coltivazione e delle basse quotazioni del prodotto.
La campagna di trebbiatura del riso, da poco terminata, ha consegnato un quadro della produzione che, per qualità, sembra essere in generale discreta.
Le produzioni di soia risultano buone con prezzi in linea rispetto allo scorso anno. Per colza e girasole l’annata si è rivelata ottima, con una produzione anche del 20% superiore alla norma. Prezzi remunerativi. In estensione la coltivazione del cece.
La vendemmia di quest’anno ha fatto registrare un’inversione di rotta rispetto al 2018 per quanto riguarda la quantità. Si stima infatti una riduzione superiore al 15%, che limiterà la produzione di vino piemontese a circa 2,5 milioni di ettolitri. Qualità buona/ottima.
Per quanto riguarda il comparto frutticolo in generale l’annata non è stata delle più soddisfacenti.
La raccolta delle pesche ha dato buoni risultati, sia per quantità (5-10% in più rispetto al 2018), sia per qualità eccellente. Tuttavia, le quotazioni risultano sensibilmente inferiori allo scorso anno.
Per quanto riguarda le mele, la produzione è in calo rispetto a quella molto abbondante del 2018.
Le previsioni di mercato sembrano essere favorevoli, sia per l’ottima qualità del prodotto, sia per il crollo della produzione a livello europeo dovuto soprattutto al clima freddo registrato in alcuni Paesi produttori.
Quest’anno la produzione di pere è praticamente azzerata a causa dell’alternanza produttiva delle piante e delle anomalie climatiche che hanno ostacolato prima l’impollinazione e poi la maturazione dei frutti.
Per le nocciole le stime parlano di produzioni quasi. Le quotazioni del prodotto, complice la scarsità di offerta, sono comunque elevate, attestandosi intorno a valori di 440-450 euro al quintale.
Per le castagne la qualità è molto buona e la produzione abbondante, con prezzi attorno ai 3,50 euro/kg.
Sta andando bene la raccolta dei piccoli frutti, mentre prosegue la riduzione delle superfici destinate alla coltivazione del kiwi.
In crescita, ma con difficoltà, il comparto della frutta biologica. Dalla superficie complessiva dedicata alle colture frutticole si possono estrapolare oltre 2.400 ettari di frutteti biologici su un totale di 33.760 ettari a livello nazionale. Il mercato, sul fronte dei prezzi, remunera bene i raccolti bio, ma gli scarti delle pezzature non conformi possono arrivare in alcuni casi fino al 70% del totale. Inoltre, quest’anno la frutta raccolta risulta di difficile conservabilità a causa degli sbalzi termici anomali (periodi troppo freddi o troppo caldi).
Il pomodoro da industria, produzione tipica e praticamente esclusiva dell’Alessandrino,ha avuto una stagione buona, con quantità (+10%) e prezzi (+8%) superiori al 2018.
Per quanto riguarda gli allevamenti zootecnici si segnala un buon andamento di mercato, sia per polli e tacchini, sia per le uova, con quotazioni all’origine sostanzialmente allineate con quelle dell’anno scorso.
L’andamento produttivo del comparto bovino da carne è in lenta progressione, anche se con soddisfazioni contenute per gli allevatori. I prezzi, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, rivelano un lieve cenno di ripresa per gli adulti, in particolare per vitelloni e vacche, mentre per i giovani da ristallo si registrano delle flessioni.
La produzione di latte è in leggera flessione; il buon equilibrio di mercato ha consentito una remunerazione a livelli interessanti. Il prezzo medio in Piemonte, compresi i premi qualità, ha registrato valori intorno ai 39 euro al quintale.
Rispetto al 2018 la produzione suinicola non ha subito variazioni di rilievo, rimanendo pressoché invariata anche rispetto al quinquennio precedente. L’andamento del mercato ha fatto segnare una crescita dei prezzi all’origine, debole nei lattonzoli nazionali, più decisa sia nei grassi da macello tutelati (destinati al circuito Parma – San Daniele), sia in quelli non tutelati. In ripresa anche l’industria di macellazione dei suini.
Annata nera per l’apicoltura. Si stima una perdita di produzione di circa il 70% per un valore di oltre 16 milioni di euro.
la provincia di Alessandria, ha evidenziato ancora una volta la necessità di riservare maggiore attenzione alla manutenzione del territorio e alla regimazione dei corsi d’acqua, anche secondari, tenendo presenti la salvaguardia delle persone, degli abitati e delle attività produttive, senza trascurare le infrastrutture viarie e irrigue.
Confagricoltura apprezza le iniziative varate dalla nuova amministrazione regionale, che si è dimostrata sensibile alle problematiche del settore primario anche con l’istituzione del Tavolo “Il cibo è salute” da parte dell’assessore regionale alla sanità Luigi Icardi e del Tavolo della Semplificazione, coordinato dall’assessore alla delegificazione e semplificazione dei percorsi amministrativi Roberto Rosso.
Confagricoltura continua a chiedere alle istituzioni, a tutti livelli, una maggiore attenzione al settore primario, che deve essere considerato strategico nel rilancio delle attività produttive; un impegno puntuale per la valorizzazione delle nostre produzioni e per l’internazionalizzazione dei mercati, continuando a mantenere viva l’attenzione sulla realizzazione delle infrastrutture, sia a livello di collegamenti internazionali, quali l’Alta Velocità Torino-Lione, sia per quanto riguarda la viabilità interna, ad esempio con il completamento dell’Asti-Cuneo e il potenziamento dei collegamenti internet, indispensabili per ridurre il “digital divide”, soprattutto nelle aree svantaggiate.
Nella conferenza stampa, aperta da Tommaso Visca, presidente di Confagricoltura Torino, il presidente regionale Enrico Alasia ha tra l’lator posto l’accento sul futuro della frutticoltura in Piemonte, penalizzata dai prezzi e dalla concorrenza. L’assessore regionale all’agricoltura, Marco Protopapa, ha parlato dei danni causati dagli ungulati, in aprticolare i cinghiali: “Una vera e propria emergenza -ha detto – che abbiamo rappresentato anche durante l’incontro con tutti i prefetti. Sinceramente però non ho trovato l’attenzione che mi auguravo. Spero che si possa intervenire , ritornare al punto di partenza, trovando metodo e personale”.
Ercole Zuccaro, direttore Confagricoltura Piemonte, ha sottolineato come i cambiamenti climatici e l’invasionedei insetti alieni (la cimice asiatica e la popilia japonica in particolare) stiano condizionando le coltivazioni in Piemonte. Luca Brondelli di Brondello, presidente di Confagricoltura Alessandria e componente della Giunta nazionale, ha ricordato che Confagricoltura chiede un piano strategico per l’agricoltura e la necessità di puntare sulla digitalizzazione attraverso la bnada larga, epr colmare il “digital divide”.
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