“Risosost”, prove di compromesso per una risaia sostenibile

“Risosost”, prove di compromesso per una risaia sostenibile

Risaia in asciutta o in sommersione? Interrogativo non ancora risolto ma sempre al centro del dibattito in risicoltura. Tenta di dare una risposta scientifica il progetto biennale da poco concluso, denominato “Risosost” (percorsi agronomici innovativi per una risicoltura sostenibile). I risultati sono stati illustrati in un convegno che si è svolto al Centro Ricerche di Ente Nazionale Risi, al termine di una sperimentazione nell’ambito del Programma di sviluppo rurale della Regione Lombardia, capofila l’azienda agricola Giovanni Daghetta, in Lomellina, con partner (oltre a Ente Risi), l’Università degli Studi di Milano, quella di Torino, la Società Agricola Braggio e Carnevale Miacca e Società Agricola Iru. Scopo principale di Risosost la riduzione dell’impatto ambientale del sistema colturale risicolo, con soluzioni agronomiche alternative. Sotto la lente d’ingrandimento la risaia, considerata anche fonte di gas metano. Su questo punto si sono concentrati gli studi e gli interventi: la riduzione delle emissioni è possibile (così è stato rilevato) ricorrendo, ad esempio alla sommersione invernale, che macera le paglie e abbatte i livelli di gas serra. Ma la soluzione forse è un giusto compromesso, sotto l’acronimo di AWD (Alternative wetting and drying), bagnature e asciutta, con la sommersione invernale che tra l’altro alimenta la falda freatica.

Al convegno, aperto dalla presidente di Ente Nazionale Risi, Natalia Bobba, e moderati da Marco Romani, sono intervenuti Andrea Massari (direttore generale dell’Assessorato Agricoltura di Regione Lombardia), l’agronomo Giovanni Molina, Alisea Selen Rosso, Arianna Facchi, Lucia Crosetto, Eleonora Miniotti, Daniel-Said Pullicino. Conclusione di Francesco Vidotto e Giovanni Daghetta.Risost

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