Qualcosa si muove sul fronte della concorrenza Cambogia-Europa. Dopo la richiesta della clausola di salvaguardia e le ripetute insistenze della filiera risicola italiana, i servizi della Commission e europea DG-Trade e Dg-Agri sono andati nel Paese del Sudest asiatico per discutere con le autorità locali della questione delle importazioni comunitarie di riso cambogiano lavorato in esenzione di dazi. In una nota l’Ente nazionale Risi sottolinea come, al termine dell’incontro, secondo il comunicato stampa, sia i rappresentanti del Ministero del Commercio cambogiano sia i rappresentanti del settore risicolo cambogiano (Cambodia Rice Federation) hanno precisato di voler puntare più sulla qualità che non sulla quantità dell’export. Secondo gli operatori cambogiani l’export di riso verso l’Unione europea è calato del 30% nei primi due mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014, mentre è triplicato verso i mercati asiatici. «Ma tale affermazione – sottolinea l’Ent Risi – è parzialmente smentita dai dati forniti dalla Commissione europea che evidenziano un calo dell’export verso l’UE non così significativo (-10%), il che pone seri dubbi sulla veridicità della seconda parte dell’affermazione. Non deve tranquillizzare, inoltre, il fatto che la Cambodia Rice Federation abbia dichiarato di non voler aumentare ulteriormente l’export verso l’UE, perché il mantenimento dell’attuale trend di esportazione non consente alla filiera italiana e comunitaria di recuperare le quote di mercato perse nella scorsa campagna sul mercato dell’UE. Le affermazioni contenute nel comunicato non fanno altro che aggravare una situazione già preoccupante, atteso che le importazioni di riso dai Paesi meno avanzati in esenzione dai dazi risultano in crescita rispetto alla scorsa campagna per effetto del rilevante aumento (+188%) del riso importato dal Myanmar che costituisce un’emergente e ulteriore grave minaccia per la risicoltura italiana ed europea>.
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