La Comissione Europea ha aperto un’inchiesta al fine di decidere se esistono i presupposti per l’attivazione della clausola di salvaguardia alle importazioni di riso dalla Cambogia e dal Myanmar. E’ un passo importante, che apre uno spiraglio sul futuro dela risicoltura Made in Italy, attraversata da una delle fasi più difficili della sua storia. Il Governo italiano aveva presentato la richiesta di aprire la procedura per la clausola. Ora Bruxelles dovrà decidere: mantenere le concessioni tariffarie azzerate ai Paesi Meno Avanzati che esportano riso verso l’UE oppure ripristinare i dazi. La risposta però non sarà nè automatica nè immediata.
Si apre infatti una fase in cui i servizi della Commissione verificheranno a livello di singole aziende risicole – ma anche di industria e di importatori – il danno provocato dalle esenzioni daziarie. Il documento che lo denuncia e con cui viene chiesta l’apertura dell’indagine è stato predisposto da Ente Nazionale Risi ed è stato ritenuto idoneo dalla Commissione con la pubblicazione del 16/03/2018 sull Gazzetta Ufficiale. dando il via al procedimento.
«Entriamo in una fase estremamente delicata – dichiara il presidente dell’Ente Nazionale Risi Paolo Carrà – che richiede determinazione e unità da parte della filiera. Calcisticamente parlando, il documento che ha predisposto l’Ente Risi vale la qualificazione alla finale, ma per vincere il titolo, ossia per ottenere la reintroduzione dei dazi, occorre che la filiera lavori unitariamente, stimolando gli operatori a sostenere con la loro testimonianza la denuncia del danno subito in questi anni».
Le importazioni di riso verso l’Ue sono aumentate progressivamente dal 2009, raggiungendo il proprio culmine durante la campagna di commercializzazione 2015/2016, con 1.239 milioni di tonnellate equivalenti riso lavorato. La Cambogia è diventata il primo paese importatore nell’Ue e la coltivazione di riso Indica è in diminuzione in Ue, mentre l’aumento della produzione della varietà Japonica ha generato una forte diminuzione nei prezzi di risone.
<<Nei prossimi giorni – dice una nota – è di vitale importanza che il lavoro sin qui fatto dall’Ente in termini di ricerca e di denuncia sia portato avanti dagli operatori: la Commissione europea chiederà alle singole aziende di dimostrare – fatture alla mano – che le importazioni cambogiane e birmane hanno inciso sui profitti, rendendo insostenibile la produzione. Sarà possibile per i singoli operatori inviare testimonianze in merito a questo e la Commissione stessa intervisterà alcune aziende a campione. È quindi necessaria una intelligente mobilitazione della filiera per assistere gli agricoltori, affinché l’intervento tecnico dell’Ente Nazionale Risi trovi una traduzione politica che conduca all’applicazione della clausola di salvaguardia.
Quanto durerà l’indagine di Bruxelles, che a quanto pare vuole approfondire e rendersi conto direttamente se e) sistono i danni denunciati? L’Airi (Associazione italiana industrie risiere) precisa che l’indagine deve concludersi prima della fine dell’anno, quindi in meno di 12 mesi, ep consentire di conoscere le misure adottate quando i risiciltori non avranno ancora programmato le semine 2019. Nel questionario che sarà distribuito alle aziende e industrie prescelte (presumibilmente quelle che hanno utilizzato maggiorri volumi di risone indica nazionale) gli intervistati dovranno indicare il fatturato dell’azienda o società, il volume delle esportazioni-impotazioni di riso Indica dala Cambogia e Myanmar nel periodo settembre 2016-agosto 2017.
“Esprimiamo soddisfazione per la decisione della Commissione europea di aver varato il provvedimento con cui si dà avvio all’indagine per valutare le conseguenze delle esenzioni dei dazi per le importazioni di riso da Cambogia e Myanmar. Parte dunque l’iter per l’attivazione della clausola di salvaguardia e la sospensione delle agevolazioni tariffare, come richiesto dal governo italiano e fortemente sostenuto da tempo da Confagricoltura. Confidiamo che l’indagine europea confermerà quanto abbiamo denunciato sui contraccolpi che le agevolazioni previste dal Sistema di Preferenze tariffarie Generalizzate (SPG) hanno determinato direttamente ed indirettamente sui nostri produttori”. Così Confagricoltura, che prosegue: “La quota di mercato del riso semilavorato e lavorato detenuto dalla Cambogia è passato dall’8 al 41%. E sono già nove le varietà di Basmati importate dall’India mentre si sta valutando l’allargamento di questa lista”.
“Un passo importante ed urgente, sollecitato dalla nostra Organizzazione, per contrastare l’invasione di riso proveniente da Paesi come la Cambogia e la Birmania e raccolto anche sui campi della minoranza Rohingya costretta a fuggire a causa della violenta repressione – sottolinea Paolo Dellarole presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo – Nell’ultimo anno sono, infatti, triplicate le importazioni e i prezzi riconosciuti agli agricoltori italiani hanno fatto registrare contrazioni consistenti per le principali varietà di riso che vanno dal -58 % per l’Arborio al -57 % per il Carnaroli, dal -41 % per il Roma al -37% per il Vialone Nano. Una situazione insostenibile per l’intera risicoltura del Piemonte”.
“Ringrazio la commissaria europea al commercio estero Cecilia Malmström di aver accolto i nostri numerosi appelli – l’ultimo, la lettera inviatale il 14 marzo – per la salvaguardia sociale ed economica del settore del riso in Italia ed in Europa, confrontato da anni alle importazioni in situazione di dumping da Cambogia e Myanmar”. Cosi’ Paolo De Castro, vicepresidente Commissione Agricoltura dell’Europarlamento.
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