di Gianfranco Quaglia
Il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, ha fatto inserire nel punto varie all’ordine del giorno del Consiglio Ue “Agricoltura e Pesca” di lunedì 6 marzo la discussione delle problematiche emerse dal primo forum sul settore del riso europeo.
Paolo Carrà, presidente Ente Nazionale Risi, allora qualcosa si sta muovendo?
<<Subito dopo il cosiddetto G7 del riso, che si è svolto a Milano il 20 febbraio, con 58 delegati di sette Paesi produttori, avevo scritto al ministro inviandogli il documento che era uscito da quel forum. Chiedevamo che le richieste fossero immediatamente recapitate a Bruxelles e la nostra richiesta è stata accolta>>.
Quali i punti principali?
<<Nel documento si chiede in sostanza che si riconosca che si ponga fine al regime dei dazi agevolati all’import dai Pma (paesi meno avanzati), il riconoscimento del riso come prodotto sensibile e quindi da tutelare, il discorso della reciprocità nel senso che se in Europa è vietato l’uso di alcuni fitofarmaci le stesse regole devono valere anche per i prodotti importati. In un recente studio della Commissione è stato riconosciuto che nei prossimi anni i consumi di riso in Europa cresceranno del 6% e che questa percentuale sarà coperta da prodotto di importazione. Se consideriamo che il 60% della produzione italiana è destinata all’export, possiamo capire quale danno ne deriverà. E poi chiediamo che venga attuata una politica europea per la promozione su vasta scala, così come è avvenuto per frutta e latte>>.
Il fatto che Martina abbia inserito il tema all’odg è già un buon passo avanti. Quante possibilità abbiamo di farci ascoltare a Bruxelles?
<<Non molte, se soli. In realtà ho già sollecitato anche i parlamentari, di tutti gli orientamenti, a far fronte comune in UE, a fare lobby. La stessa cosa nei confronti dei parlamentari nazionali, le soluzioni non ci vengono mai calate dall’alto. Siamo con coloro che ci proporranno azioni concrete>>.
Ma occorre anche un’azione di difesa identificativa del nostro riso made in Italy…
<<Certamente, con tutta la filiera risicola a Milano ci siamo confrontati sulla etichettatura, tema emerso anche al tavolo del G7. Per raggiungere gli obiettivi non esiste una ricetta unica, ma un insieme di azioni, e tutte devono essere condite da una parola: unità>>.
La battaglia contro l’azzeramento dei dazi a volte può sembrare un tormentone o pretestuoso…
<<In realtà non dobbiamo vergognarcene. Nel resto del mondo le protezioni esistono eccome, in America, in Asia, in Australia, e nessuno si scandalizza. Se non torniamo a fornire i mercati dell’UE con prodotto di casa nostro è indubbio che la risicoltura italiana non esisterà più. E ci dobbiamo chiedere che cosa ne sarà della rete irrigua. La manteniamo? La ripensiamo?>>.
Ma non dovrà essere centrale il tema della qualità?
<<Il riso è già molto più avanti di tanti altri settori, Invece siamo in arretrato nell’organizzazione di mercato, un tema sul quale sto battendo da tempo, ma con molta fatica>>.
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