di Gianfranco Quaglia
“Mai così tanto riso straniero, tutto insieme, è entrato in Europa nel giro di poche settimane. Nel mese di dicembre abbiamo assistito a una corsa da parte degli importatori che hanno cercato di piazzare merce proveniente da Cambogia e Myanmar in misura molto importante. Questo incremento è da mettere in relazione con il riconoscimento da parte della Commissione Ue delle nostre istanze, relative alla reintroduzione dei dazi sul riso importato dai Paesi Meno Avanzati. Come è noto tutto è stato rimandato di poche settimane, ma la decisione definitiva, positiva, dovrebbe scattare a metà gennaio. Da quella data in poi dovrebbe scattare la clausola di salvaguardia e il riso in arrivo dovrebbe pagare nuovamente dazio”. Così Paolo Carrà, presidente Ente Nazionale Risi, che con gli agricoltori italiani ed europei, i ministeri delle Politiche Agricole e Sviluppo Economico, L’Associazione Industrie risiere, ha condotto la battaglia per la clausola di salvaguardia.
Agli inizi del dicembre scorso il Comitato Sistema Preferenze Generalizzate, su proposta dalla Commissione, aveva votato a maggioranza l’imposizione di misure di salvaguardia richieste dall’Italia con 13 voti favorevoli, tra i quali la Francia, 7 astenuti tra cui la Germania, 8 contrari tra cui la Gran Bretagna. Con la mancanza di una maggioranza qualificata la “palla” era passata alla Commissione che ora dovrebbe approvare la sua stessa proposta. Ma nel frattempo gli importatori si sono affrettati a sfruttare il ritardo della decisione, portando in Europa una valanga di riso che avrà ripercussioni anche nei prossimi mesi.I volumi di prodotto sdoganato nell’UE, a metà dicembre, risultano pari a 358 mila tonnellate. Le importazioni di riso semilavorato e lavorato sono rispettivamente in aumento del 253% e dell’1%. Bastano queste cifre. Osservando un periodo più ampio va osservato che i quantitativi di riso importato senza tariffe doganali da Cambogia e Myanmar negli ultimi cinque anni sono cresciuti in modo esponenziale (da 27 mila tonnellate a 300 mila tonnellate) con pesanti contraccolpi sugli operatori dell’Unione: le superfici investite si sono infatti ridotte del 40 per cento:
Il conto alla rovescia verso il ripristino dei dazi è già cominciato. A Bruxelles ha preso il via la procedura scritta che, a meno di clamorose sorprese, dovrebbe chiudersi appunto il 15 gennaio con il varo di un regolamento di esecuzione della Commissione UE. “Regolamento – osserva Massimiliano Giansanti presidente di Confagricoltura – di fondamentale importanza per il futuro della risicoltura italiana e europea”. in questi giorni il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha risposto alla lettera ricevuta da Giansanti, assicurando l’attenzione dell’esecutivo UE sulle questioni sollevata da Confagricoltura. “la risposta di Juncker assume particolare rilievo – commenta il presidente dell’organizzazione degli imprenditori agricoli – ala luce del fatto che, dopo l’assenza di parere del Comitato il 4 dicembre scorso, la decisione definitiva sull’adozione della clausola di salvaguardia spetta esclusivamente alla Commissione, la stessa che aveva fatto partire l’inchiesta sui danni provocati dall’import selvaggio di riso, su sollecitazione degli agricoltori”.
La proposta di regolamento di esecuzione della Commissione prevede il ripristino dei dazi per un periodo di tre anni. Inizialmente il dazio si attesterebbe a 175 euro/tonnellata, per poi ridursi a 150 e 125 negli anni successivi.
In attesa che la Commissione dia l’ok il presidente dell’Ente Nazionale Risi guarda oltre, con alcune riflessioni riassunte nell’ultimo editoriale de “Il Risicoltore”: “E’ chiaro che la Commissione – scrive Paolo Carrà – ci ha dato la possibilità, in caso di voto favorevole, di ritornare a rifornire il mercato europeo di riso Indica. Però ciò non è scontato. Gli inviti a seminare più Indica, in un mercato come quest’anno dove le quotazioni di risone premiano altri comparti, dovranno essere accompagnati da reali contratti di filiera a prezzi che ristabiliscano una redditività per l’agricoltore. Se ciò non dovesse avvenire ricadremmo nel solito errore di seminare in base ai listini e non in base alle reali capacità di collocamento del mercato. Ovviamente i contratti hanno gambe per stare in piedi se entrambi i contraenti responsabilmente comprendono la necessità di evitare manovre di tipo speculativo. Un gioco al ribasso sul prezzo di acquisto da un lato, la resistenza a vendere sul mercato dall’altro sono elementi per un sicuro fallimento. Oggi abbiamo la prova provata che l’equilibrio tra i vari comparti varietali è fondamentale. Ma l’equilibrio si raggiunge attraverso una programmazione delle semine che parta da una corretta remunerazione all’agricoltore e da un’analisi delle possibilità di collocamento del nostro riso. Quest’anno il bilancio di collocamento, redatto in base alle indicazioni espresse dalla Consulta Risicola Nazionale, ci dice che esistono le condizioni per un mercato in equilibrio, con stock finali nella norma. Ma l’equilibrio non è scontato se interverrà una logica che guarda solo al prezzo. Ente Nazionale Risi, attraverso i dati messi a disposizione di tutti, la competenza professionale e l’attività di concertazione tra privati ed istituzioni, offre la possibilità perché si creino le condizioni per un sereno e costruttivo dialogo, il che permetterebbe di giungere a quell’obiettivo di vera filiera risicola, da decenni invocato ma mai raggiunto”.
Nella foto: una risaia in Cambogia, uno dei Paesi dai quali proviene riso a dazio zero
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