L’unico dato certo e consolante, e non è cosa da poco, è rappresentata dalle quotazioni: soddisfacenti, con un mercato che tira soprattutto per le varietà da interno. Le principali piazze, a cominciare da Vercelli, segnano prezzi chevariano da 365 euro/tonnellata pe il Balilla a 384 per il Selenio, il Loto, 432 il S. Andrea e il Roma, 385 il Baldo, 673 Arborio-Volano, 700 il Carnaroli; 312 Thai e similari (gli Indica). E le indicazioni fanno registcrare una tendenza all’aumento. Ma dietro l’angolo bussa la concorrenza che si fa sentire soprattutto sui mercati europei, dove i due terzi della produzione itlaiana sono indirizzati. Dall’ultimo aggiornamento gli operatori hanno richiesto titoli di importazione per 19.914 tonnellate, portando il totale della campagna a 224.521 tonnellate, di riso base lavorato: rispetto allo scorso anno si registra un aumento di 36.491 tonnellate (+ 19,4%) soprattutto per effetto dell’incremento del 57% dell’import di Basmati . Le importazioni di riso semilavorato e lavorato si attestano a 121.048 tonnellate, in aumento di 6.805 (+ 6%). Export: il volume totale finora si attesta a 44.379 tonnellate, base lavorato, contro le 48.115 dello scorso anno (-7,8%).
Fra le iniziative di contrasto alla concorrenza straniera da registrare, negli ultimi giorni, un intervento alla Camera dell’on. Gaetano Nastri di Novara: «A seguito dell’ennesima iniziativa sbagliata e fortemente dannosa per il nostro Paese – ha dichiarato in aula- adottata dall’Unione europea in questo caso la cosiddetta EBA (“Everything But Arms”) che sta arrecando gravi danni all’economia risicola italiana e più in generale all’intera agricoltura del made in Italy, avendo l’accesso del riso dal Vietnam e dalla Cambogia, nel mercato interno senza limitazioni quantitative e senza dazio – il rischio più che evidente è che si possa mettere in discussione il primato italiano in un settore produttivo simbolo della qualità agro-alimentare italiana, per qualità, tipicità e sostenibilità. Pertanto occorre alzare le barriere protettive nei confronti di tali decisioni comunitarie troppo spesso adottate con superficialità».
Ma c’è un’altra minaccia che preoccupa i risicoltori italiani: le importazioni dall’estero di prodotto spacciato come italiano, un’attività di contraffazione resa possibile dalla mancanza di un sistema trasparente di etichettature, che obblighi ad indicare la provenienza del prodotto. Il prodotto importato è meno controllato da un punto di vista sanitario e gode, pertanto, di una notevole facilitazione competitiva sui prezzi rispetto alle produzioni nostrane. «Per queste ragioni – ha continuato Nastri – è più che necessario intervenire in sede europea per rendere immediatamente applicabile al riso e ai prodotti a base di riso la normativa sull’etichettatura di origine dei prodotti agroalimentari». Il parlamentare si è detto d’accordo cone le iniziative adottate dal Governo «ad intervenire prontamente nelle competenti sedi comunitarie a tutela del mercato italiano del riso, in particolare affinché sia attivata la clausola di salvaguardia prevista dal Sistema di preferenze generalizzate in ragione della delicata situazione determinatasi con l’aumento progressivo delle importazioni a dazio zero dai Paesi aderenti all’EBA. Occorre alzare la voce in ambito comunitario».
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