di Gianfranco Quaglia
C’era anche lui, Renzo Franzo, classe 1914, cent’anni come l’anniversario dello scoppio della Grande Guerra. Un’icona dell’agricoltura italiana, la voce del riso per eccellenza. Voleva esserci e si è mischiato con centinaia di coltivatori diretti in Piazza Castello, a Torino, dove è andata in scena la protesta contro l’import del riso asiatico a dazio zero che mette in ginocchio le nostre aziende. Pronunciare Renzo Franzo, per il mondo agricolo significa mettersi sull’attenti, come sa fare ancora bene lui, il bersagliere che ha attraversato un secolo in prima linea a difendere la risicoltura. Da Palestro (Pavia) a Vercelli sino a Roma, dove è stato deputato per quattro legislature nelle file dello Scudo Crociato: anni di Bonomi, Scalfaro, anni in cui l’agricoltura contava in Parlamento con il fitto schieramento della «Bonomiana». E poi presidente di Coldiretti e pluripresidente dell’Ente Nazionale Risi, dove ha svolto un grande lavoro di promozione del cereale made in Italy. Sempre in prima fila a difendere la coltura, ma anche la cultura del mondo risicolo. In questi giorni, con la protesta che sta dilagando su tutte le principali piazze, Renzo Franzo rivive quell’entusiasmo e la voglia di fare che animarono le campagne italiane degli anni Quaranta-Cinquanta.
Da alcuni mesi l’onorevole ha lasciato la sua amata Vercelli per trasferirsi a Torino, ospite della figlia assieme alla moglie. Ma appena è scoccata la scintilla, eccolo il presidente, in Piazza Castello, in mezzo a bandiere e berretti gialli della Coldiretti, a portare il suo sostegno. Anzi, a trascinare anche i giovani con l’impeto che lo ha sempre contraddistinto. Un’icona, appunto, il patriarca del riso che non si arrende mai e dà una scossa anche alle ultime generazioni. Non è un passatista, di quelli che «si stava meglio quando si stava peggio». E’ un realista come lo è sempre stato, che fa sentire la voce e invita gli altri a portarla a Bruxelles. Dove, se potesse, sarebbe in prima fila davanti alla Commissione europea: «Franzo Renzo, presente».
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