Parlare di riso, passione, consumatori. Avviene all’Università delle Tre Età di Arona, presieduta da Franco Fulipetto, dove si tiene un corso sulle eccellenze agroalimentari del territorio, coordinato da Gianfranco Quaglia, direttore di «Agromagazine». Ospite e relatore, nell’ultimo incontro, , titolare dell’azienda agricola «La Fornace» di Vespolate (Novara), presidente di Agrimercato Coldiretti di Novara e Verbano Cusio Ososla. Produttore del riso «Artiglio», un Indica italiano ormai noto in Europa, apprezzato anche a Londra. Una storia che viene da lontano, come ha raccontato Rizzotti, addirittura dall’Africa e precisamente dal Kenya, dove fu scoperto il genotipo che poi – importato nella Bassa novarese e incrociato con una varietà locale dall’agricoltore Grassi, appassionato di ibridazioni – ha dato luogo a questa nuova varietà, appartenente alla famiglia degli Indica caratterizzata da un chicco stretto e lungo.
Diverse sono le caratteristiche che lo differenziano dalle altre tipologie di riso. Innanzitutto il tempo di cottura estremamente breve, solo 8-10 minuti circa. Ha il contenuto di amilosio pari al 25% che conferisce la caratteristica di minor collosità dopo la cottura; servito anche alcune ore dopo la preparazione non scuoce, i chicchi rimangono separati e non si verifica l’indesiderato effetto colla. Nessuna altra varietà raggiunge un così elevato contenuto di amilosio, una percentuale altissima rispetto a risi noti come il Baldo (17%), il Vialone Nano (22%), il Carnaroli (22,40%).
(Nella foto: Franco Filipetto e Fabrizio Rizzotti)
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