“Mettici il cuore”, che è anche il titolo del suo ultimo libro. E una potente pacca sulle spalle. Non è difficile capire che stiamo parlando di Antonino Cannavacciuolo, lo chef televisivo due stelle Michelin, con base nel suo rinomato albergo moresco Villa Crespi sul lago d’Orta, in realtà star della cucina sugli schermi televisivi. La sua pacca è ormai proverbiale, su Facebook è stato condiviso con migliaia di “mi piace”. Chi l’ha ricevuto, quel gesto misto d’affetto e potenza, se lo ricorda eccome, tanto che se non è corazzato rimedia un livido. Eppure la “pacca” è diventato un simbolo, un saluto, quasi uno status symbol.
A spiegare pubblicamente la filosofia della pacca sulla spalla è stato lui stesso, Cannavacciuolo, durante la recente assemblea del Consorzio del Gorgonzola, di cui lo chef è testimonial. Dice che è ereditaria, nel senso che deriva dal padre, anch’egli chef e insegnante alla scuola alberghiera: “Menava pure lui, i suoi allievi ne hanno prese tante. Ma ho capito che è un gesto d’affetto. Poi è venuto il mio turno. Ma io le ho prese da uno chef che mi ha insegnato il mestiere, e quando non arrivava la pacca ci rimanevo male, l’ho sempre subita come riconoscimento sul campo. La pacca è importante, ecco perché io ho deciso di trasmetterla agli altri, a coloro che mi seguono nel lavoro e ai quali voglio bene. Ma ci sono due momenti della giornata, ad esempio tra le 12,30 e le 14,30, poi la sera, quando si è in cucina e si tira tutti insieme, che non c’è tempo per null’altro, lì non si deve neppure respirare. Io dico sempre che noi chef usciamo due volte al giorno sul palcoscenico e chi fa questo lavoro non può permettersi di sbagliare. La pacca arriverà, arriverà alla fine, se hai fatto bene”.
Come fosse il voto al compito in classe. La potenza sarà direttamente proporzionale alla riuscita e all’esecuzione della ricetta. Niente paura per le conseguenze: da gennaio a oggi Cannavaciuolo ha perso 13 chili (così sostiene) merito delle lunghe passeggiate che ogni mattina si è imposto di fare. E forse anche la forza del gesto potrebbe perdere carica.
Quella pacca sulle spalle si sente quando manca
di Gianfranco Quaglia
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