Il Piemonte, anche con l’ausilio della Fondazione Agrion nata nel 2014, sta diventando il regno dei mirtilli per l’industria dolciaria e delle confetture. Lo stesso, ma in misura minore, accade per le fragole sempre più entrate nel menù alimentare italiano e per i lamponi indicati dai nutrizionisti per le loro caratteristiche alimentari nonché per le loro proprietà terapeutiche dovute alle capacità di fluidificare il sangue umano.
Infatti – e lo confermano le introduzioni alle pubblicazioni annuali della Fondazione Agrion, con sedi in provincia di Cuneo e con azienda sperimentale Cannone a Carpeneto di Alessandria – le superfici investite a fragole in Piemonte in pochi anni sono passate da 117 ettari a 320 ettari con un balzo di circa 250 ettari, mentre i lamponi in Italia sono coltivati su circa 250 ettari di cui il 43% circa in Piemonte. L’actinidia arrivata dagli anni Settanta e Ottanta dalla Nuova Zelanda, ha preceduto fragole, mirtilli e lamponi. E nell’ultimo triennio nella Pianura Padana ha dovuto affrontare una devastante moria estesa dall’est all’ovest. La Fondazione Agrion ha contrastato la malattia causata da una patologia non ancora del tutto precisa. Confagricoltura per le conseguenze agronomiche e economiche procurate, ha così valutato: il kiwi, cioè l’actinidia, nel 2017 ha avuto una produzione ridotta del 50%, per cui molte piante sono state estirpate. E l’aggressione virale ha investito le province di Cuneo, di Torino, di Biella nell’area del Lego di Viverone, di Vercelli nella zona di coltivazione del Borgodalese. Ed Enrico Allasia presidente di Confagricoltura Piemonte, ha chiesto un intervento di sostegno della Regione Piemonte anche per i danni primaverili dovuti alle improvvise gelate che su un’area di 3.800 ettari hanno falcidiato l’80/85% della produzione, con un danno evidente che ha riguardato 100.000 tonnellate di frutti. Rivolgendosi alla Regione, il presidente Allasia ha insistito per ottenere l’adozione di tutte le iniziative per correggere, almeno in parte, i danni subiti dai frutticoltori e per evitare che si depauperi pericolosamente una coltivazione che rappresenta il fiore all’ócchiello delle nostre eccellenze produttive.
Il Consiglio regionale piemontese, però, già si era dato un primo strumento per intervenire scientificamente e con la ricerca non solo per salvaguardare l’actinidia, ma anche i cosiddetti piccoli frutti (appunto fragole, mirtilli, lamponi più vite, melo, pero, susino, albicocco) che sono un valido presupposto per una frutticoltura piemontese sempre più di qualità. Un mercato vivace esiste già. Come ha recentemente rilevato Nomisma di Bologna, quindi Nielsen di Milano, un italiano consuma pro-capite da 147 a 152 chilogrammi di frutta e verdura, cioè il 2,2% in più rispetto a qualche anno fa con un assorbimento destinato ad aumentare grazie alle coltivazioni bio che già adesso stanno crescendo del 4,4%. Ritmi analoghi di crescita nei consumi di frutta e verdura sono riscontrati nei paesi della Comunità o anche fuori, come negli Usa e nella Federazione Russa. In occasione della Giornata dell’alimentazione anche l’Organizzazione mondiale della Sanità ha rinnovato un suo monito per frutta e verdura: ciascuno deve consumarne almeno 400 grammi al giorno, mentre in linea sarebbe soltanto l’Italia con 452 grammi (386 grammi, altrove nel mondo).
Coerente con questo sforzo da sostenere e mantenere inalterato è, appunto, la Fondazione Agrion per la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo per la agricoltura piemontese che opera nei seguenti comparti: frutticoltura, orticoltura, vite, fragole e piccoli frutti, corilicoltura tenendo presente la coltivazione delle nocciole di cui esiste una forte richiesta della industria dolciaria, prima di tutto la Ferrero di Alba o le industrie di Novi Ligure. La Agrion è stata costituita il 23 dicembre 2014 con due soci fondatori: la Regione Piemonte e l’Unioncamere Piemonte che ha rilevato altre istituzioni di ricerca e di assistenza del settore agricolo. La sua istituzione al servizio del territorio è stata possibile per la legge regionale n.8/2013 integrata dalla legge regionale n.3/2015. E la scheda illustrativa di Agrion spiega: il cuore della sua attività è la creazione di percorsi di innovazione volti a migliorare la qualità del prodotto agricolo e agroalimentare piemontese. In questo caso la qualità è intesa in tutte le sue diverse accezioni: non solo sensoriali e nutrizionali, ma anche come sinonimo di salubrità, sicurezza alimentare, ecosostenibilità. Presidente della Fondazione Agrion è l’imprenditore agricolo Giacomo Ballari di Barge(Cuneo) e direttore generale Silvio Pellegrino di Cuneo. Come prevede il Piano d’azione nazionale (direttiva 2009/128 CE e il decreto legislativo del 14 agosto 2012/n.150) l’attività della Fondazione Agrion è articolata sulla attività di una trentina di consulenti, sempre reperibili per telefono ed e-mail, che monitorano 24 ore su 24 il territorio dove orti, frutteti e altre coltivazioni sono sempre esposti alle patologie. Il lavoro è documentato da pubblicazioni e da rilevazioni che – è solo un esempio – controllano giorno per giorno il coefficiente K (irrigazione guidata) delle coltivazioni. In questo modo, con precisione come vuole l’agricoltura moderna, si tengono lontane le malattie e le invasioni di insetti (cimice cinese e moscerino dagli occhi rossi) dagli ortaggi, dalla frutta e dalla vite.
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