Il bando regionale che riguarda in particolare le aree montane, scadrà alle ore 12 del prossimo 28 settembre, con domande presentate ad incominciare dal 30 luglio scorso. La Regione Piemonte ha approvato e promulgato il bando che riguarda l’accesso e la gestione delle risorse forestali e pastorali. In pratica, il Consiglio Regionale Piemontese ha messo a disposizione finanziamenti per modificare le aree di montagna, consentendo una vita migliore agli abitanti che così difendono il territorio assicurando migliori strade nonché pascoli più ricchi per favorire la transumanza e l’allevamento ad alta quota, dove si producono latte e formaggi di qualità, e dove sta aumentando la minaccia dei carnivori da rapina come i lupi.
Senza le condizioni idonee come il sostegno finanziario, il processo di spopolamento della montagna piemontese è inarrestabile. E grazie allo spopolamento l’equilibrio del territorio risulta compromesso sia sotto il profilo forestale che antropologico. Su quanto conti l’antropologia qualche tempo fa ha dedicato articoli il secondo numero della rivista Extra-Campus della Università Upo di Vercelli, Novara, Alessandria (direttore Cesare Emanuel alla fine del suo mandato di magnifico rettore accademico, direttore responsabile Paolo Pomati). La pubblicazione dedica molto spazio sia al sociologo Gian Luigi Bulsei che al fisico Enrico Ferrero. Quest’ultimo si sofferma sui processi inarrestabili della temperatura media che assilla la Terra e su quanto sta accadendo in queste settimane dovute a disastri ambientali e a trombe d’aria alle quali nel nostro emisfero non eravamo abituati. In più di un caso (vedi l’ultimo rapporto della Fao con commento del direttore generale Josè Graziano Da Silva) la meteorologia ha puntato l’indice sui disastri improvvisi verificatisi a causa della deforestazione e perché gli alberi non respirano più attraverso le proprie foglie.
In questo contesto vanno inseriti i bandi della Regione Piemonte e di altre regioni (Veneto,Toscana, Calabria) che hanno affrontato il problema, appunto attraverso i bandi. Il Piemonte propone a società cooperative, associazioni temporanee di imprese o di scopo un contributo in conto capitale a fondo perduto calcolabile nella misura dell’8o% in base a questi due parametri: una spesa massima di 500 mila euro ed una spesa minima di 60 mila euro. I lavori progettati e ammessi devono riguardare la viabilità silvopastorale e devono essere prevalentemente al servizio di superfici forestali o di alpeggi per fini agricoloforestali. Inoltre, i progetti ammessi fino ad un ammontare di 2 milioni settecento mila euro devono essere compatibili con la normativa vigente in campo energetico, ambientale, paesaggistico e forestale.
In uno studio dedicato al patrimonio forestale piemontese, che dovrebbe garantire un minimo di contrasto alle recenti aggressioni meteorologiche, sono elencate le statistiche a testimoniare che cosa bisogna difendere in funzione degli incendi, delle frane improvvise, dei fenomeni alluvionale. Va inoltre sottolineato che permanenza di boschi e foreste rigogliose significano permanenza di equilibrio della biodiversità dalla quale la popolazione non può fare a meno. Se si deve dare credito alle ultime ricerche che riguardano tutto ciò che circonda la Terra, difendendoci dai forti raggi ultravioletti del Sole e nella quale si scatenano fenomeni un tempo sconosciuti (ozono e suo buco, gas serra eccetera), la mancanza di ossigeno generato dalle piante con il processo della fotosintesi clorofilliana potrebbe farci regali negativi per la nostra salute, come per esempio le neoplasie richiamate dagli oncologi. In Piemonte che per tradizione storica dal XIX secolo ha sempre curato il patrimonio forestale boschivo, gli ultimi piani forestali nel decennio 2017/2027 anticipano senza ombra di dubbio: nei boschi piemontesi vivono quasi un miliardo di alberi e sono presenti 52 specie arboree e 40 specie arbustive con variabilità di composizione e struttura, che riflette la complessità delle situazioni ambientali e gestionali. E da questi esseri vegetali dipendiamo grazie a cui difendono la nostra salute e la nostra sicurezza, anche diventando una spugna per la conservazione dell’acqua. In tutto, un gigantesco polmone verde che occupa 976.953 ettari (il 36% del Piemonte) mentre in Italia complessivamente foreste e boschi si estendono per 10.467.533 ettari, ossia il 34,7% in via di riduzione per il sopravvento di strade, coltivazioni, infrastrutture e costruzioni civili. Le loro chiome respirano sempre meno aria pulita ricca di ossigeno. Invece il Piemonte è fortunatamente un’isola felice con in tutte le province una percentuale di superfice che oscilla fra il 33% di Alessandria e il 57% del Verbano Cusio Ossola. In ogni caso questa la situazione generale piemontese, che anche si ricollega al bando forestale nonché alla diminuzione della pioppicultura da cui deriva la carta industriale: si conferma la tendenza all’incremento della superficie boscata, che dal secondo dopoguerra è quasi raddoppiata, a seguito della colonizzazione spontanea di terre abbandonate ed in minima parte per il rimboschimento industriale.
Secondo le analisi della Fao effettuata da EvaMueller direttore del settore foreste della istituzione, nel mondo con foreste ridotte la superficie boschiva si attesterà sui 580 miliardi di euro che dovranno continuare a garantire il lavoro a 45 milioni di persone. Anche le singole microscopiche dimensioni piemontesi rispetto alla Terra, contribuiranno a sostenere biologicamente gli alberi nel mondo, tutela della salute per una umanità in aumento velocemente.
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