Il Piemonte è la regione più popolata dai lupi di tutte le Alpi italiane. Basterebbe questa constatazione per sottolineare la presenza di un fenomeno divisivo: da una parte gli animalisti difensori di questio patrimonio, dall’altra gli allevatori preoccupati per io continui attacchi alle greggi. Pochi giorni fa Coldiretti Piemonti era intervenuta con una iniziativa <Ami i lupi? Adotta un pastore> per aiutare gli allevatori delle valli piemontesi. Ora è Confagricoltura Piemonte a prendere posizione, ampliando il discorso alla presenza di molte specie nocive al mondo agricolo.
<Cinghiali, nutrie, lupi sono causa di incidenti stradali e di rovinose distruzioni di raccolti. La situazione viene segnalata da anni da Confagricoltura – dice una nota – che si è fatta portavoce delle aziende agricole gravemente colpite dai selvatici. I danni periziati nel 2014 in Piemonte superano i 2 milioni di euro; la Regione Piemonte (sulla base delle disposizioni nazionali e territoriali in materia) per ora ha risarcito soltanto i danni relativi al primo semestre 2014, mentre i restanti potranno essere liquidati con l’applicazione del regime de minimis che prevede un massimale di 15.000 euro per impresa agricola nell’arco di tre anni. Recentemente è balzata alla ribalta della cronaca la presenza sempre più massiccia di lupi nelle valli alpine, fatto già segnalato da Confagricoltura nel 2014, quando si verificò, tra l’altro, un incidente automobilistico causato da un lupo ad Airasca, in zone mai raggiunte da questo predatore. In base ai dati di LIFE WolfAlps (gennaio 2016), il progetto europeo nato e finanziato per favorire azioni coordinate per la conservazione del lupo sull’arco alpino, in Piemonte sono monitorati 21 branchi, di cui 14 nel Cuneese e 7 nel Torinese, oltre a un esemplare nel Biellese>.
Ora Confagricoltura Piemonte sollecita un approccio diverso da parte di tutti i soggetti coinvolti, per affrontare e contenere il problema: “Con gli animalisti – Gian Paolo Coscia – occorre dialogare nel rispetto delle rispettive posizioni, ma con la coscienza che il fenomeno così com’è non è più gestibile. Siamo in una situazione di emergenza che richiede misure straordinarie e non iniziative accattivanti per blandire gli animalisti; occorre affrontare la questione con serietà e coerenza, tenendo presenti i danni economici e i problemi sanitari e di sicurezza che si manifestano in tutta la loro gravità. La politica – continua il presidente di Confagricoltura Piemonte – deve prendere provvedimenti adeguati, senza lasciarsi guidare dall’emotività o da chi urla più forte, per ripristinare un corretto equilibrio tra uomo e natura, nel rispetto di tutte le parti in causa. Diversamente i danni diventeranno insopportabili e si metterà a rischio non solo l’agricoltura, ma l’incolumità dei cittadini“
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