Tanto tuonò che piovve. Così Coldiretti Piemonte commenta la notizia relativa al caso di pestesuina riscontrato su in cinghiale rinvenuto nella zona di Ovada (Alessandria). “Come da tempo annunciato da Coldiretti Piemonte con diverse manifestazioni, comunicati stampa, segnalazioni, e lettere in Regione, è stato trovato il primo caso di Peste Suina Africana, come già successo in Germania e nell’Est Europa”.
La Peste Suina Africana può colpire i cinghiali ed è altamente pericolosa e, spesso, letale per i suinidi, ma non è trasmissibile agli esseri umani.
“Siamo fortemente preoccupati – affermano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -, gli interventi immediati ed urgenti, così come i controlli a tappeto sui cinghiali abbattuti, che da tempo chiediamo, devono ora sicuramente essere fatti e non bastano, di fronte ad uno spettro così grave e rischioso, solo i controlli eseguiti a campione, alla ricerca esclusivamente della Trichinella. Bisogna anche mettere mano definitivamente alla forma di tracciamento della filiera e della commercializzazione dei cinghiali abbattuti. L’altra forte preoccupazione è per il danno d’immagine che questa situazione può creare diventando anche uno strumento di speculazione economica nei confronti del nostro territorio, rischiando di colpire ingiustamente i nostri allevatori che, invece, conducono i loro allevamenti con standard di bio sicurezza molto elevati. Chiediamo, pertanto, da subito di attuare tutte le misure necessarie per monitorare la situazione e contenerla il più possibile. Inoltre, per difendere i nostri imprenditori, già fortemente colpiti dalla crisi legata alla pandemia, se dovessero generarsi strumentalizzazioni e speculazioni, non esiteremo a fare causa, a richiedere il risarcimento danni ed a costituirci parte civile nei confronti di chi non ha saputo gestire correttamente la problematica del proliferare dei cinghiali”.
Anche Confagricoltura ribadisce l’assoluta necessità di “interventi tempestivi e coordinati, per arginare un’emergenza che non riguarda più soltanto le imprese agricole, danneggiate dei selvatici, ma che interessa tutta la popolazione. Ormai è un problema di ordine sanitario – dichiara il presidente Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia – che, se non controllato, procurerà danni irreparabili per il nostro tessuto sociale, economico e produttivo”.
All’inizio del mese di dicembre dell’anno scorso Confagricoltura aveva denunciato forti preoccupazioni anche nella nostra regione per le notizie provenienti dalla Germania, che segnalavano un nuovo caso di peste suina africana nel distretto di Ludwigslust-Parchim, in una carcassa di cinghiale ritrovata un’ex area di addestramento militare, nei pressi di Redlin, al confine con lo stato del Brandeburgo.
“Nei mesi scorsi, grazie all’intervento del prefetto di Torino che si era attivato su segnalazione della nostra organizzazione, si era istituito un tavolo di coordinamento tra tutti i soggetti interessati – spiega Allasia – per individuare iniziative congiunte per limitare la presenza abnorme di cinghiali che oltre a danneggiare pesantemente i raccolti crea problemi di ordine sanitario all’ecosistema”.
Luigi Icardi, assessore regionale alla Sanità del Piemonte: «Sono in corso le riunioni con i servizi veterinarii, le autorità di gestione forestale e con i settori ambientali e faunistico venatori. Come previsto dal Piano nazionale per le emergenze di tipo epidemico, è stato avviato l’insediamento delle Unità di crisi a livello locale, regionale e nazionale per l’adempimento delle azioni previste dal manuale operativo e dalle norme specifiche in materia. Nelle prossime ore verranno definite la “zona infetta” e la “zona di sorveglianza”».
Il virus della PSA è molto stabile, resiste ad un ampio range di pH e temperature (per anni nella carne congelata) ed è resistente all’autolisi, per cui rimane infettante per diverse settimane anche nelle carcasse abbandonate sul territorio. Viene inattivato solo dalla cottura e da specifici disinfettanti.
In attesa della definizione delle aree del territorio da sottoporre a restrizioni l’Istituto Profilattico e l’assessorato alla Sanità, supportato dall’Assessorato all’Agricoltura, si sono subito attivati per la gestione di questa emergenza.
Sono in corso continui e costanti confronti con il Ministero, che sarà prossimo ad emanare i dati ufficiali che riguardano le zone coinvolte e definire le azioni che saranno da intraprendere. “Come in più occasioni richiesto ai ministeri competenti dal Piemonte, insieme a tutte le altre Regioni, è necessario che le istituzioni preposte riprendano definitivamente in mano la legge 157/92 per adeguarla alle esigenze attuali con una riforma radicale della legge sulla fauna selvatica – sottolineano il presidente della Regione Alberto Cirio e l’assessore all’Agricoltura Marco Protopapa -. Con le norme attuali e la carenza di personale per il controllo non si è più in grado di contrastare il fenomeno di proliferazione dei cinghiali”.
Nel limite delle possibilità concesse, a dicembre la Giunta regionale ha adottato per la prima volta una delibera che estende la possibilità per la stagione venatoria 2021-2022 di applicare dei piani di prelievo numerico-selettivi della specie cinghiale per il periodo compreso tra il 1° ed il 31 gennaio. “L’intensificarsi dei casi di Peste Suina Africana (PSA) in tutta Europa – aggiungono il presidente e l’assessore – deve aumentare l’attenzione delle istituzioni ad ogni livello, anche UE, per tutelare le produzioni zootecniche e l’economia delle nostre aziende, attivando decisioni urgenti che mettano in condizione le Regioni di poter operare su questa annosa criticità”.
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