Quante volte al ristorante abbiamo chiesto al cameriere o al maitre di servirci un Carnaroli, un Vialone Nano, o un Roma. Oppure un Karnise? Mai, al massimo ci siamo spinti a dire: <Un risotto, che sia al dente, mi raccomando>. Ma quando si tratta di passare in rassegna la carta dei vini allora il commesnale è molto più attento e scrupoloso, proprio perché dispone di una guida. Non accade per Sua Maestà il riso (nella foto di Luisa Cusaro una risaia pronta da mietere in Lomellina).
L’idea di proporre una carta anche per il riso non è nuovissima, ma non è mai stata concretizzata, se non nei pochi ristoranti specializzati che si presentano come risotterie. Per il resto, ci si affida ai ristoratore, perché la cultura gastronomica del consumatore nello specifico è molto, molto ridotta. Pochi sanno, ad esempio, che le varietà di riso coltivate in Italia superano le cento unità.
Ed ecco che Coldiretti Novara sta pensando di stilare una <carta dei risi> per sensibilizzare il mondo della ristorazione e l’opinione pubblica,attraverso l’utilizzo delle varietà coltivate in loco. Il direttore della Federazione Provinciale, Giancarlo Ramella, coglie la concomitanza dell’apertura del nuov oristorante Cocia, che sarà gestito da uno degli chef più blasonati e trendy, lo stellato Antonino Cannavacciuolo, per promuore una svolta. Ha scrito al sindaco di Novara, Andrea Ballarè, affinchè si faccia interprete di questa proposta e coinvolga nell’operazione lo chef Cannavacciuolo: <Potremmo dare lustro e immagine al forte legame esistente tra il riso e la città di Novara, promuovendo il cereale tra il grande pubblico che segue Cannavacciuolo> dice Ramella. (g. f. q.)
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