Si può ripartire da un pugno di fagioli. Lo sa bene Umberto Uga che, arrivato alla soglia delle ottanta, un passato di sindaco, ha deciso di rilanciare la coltivazione dei fagioli a Villata, sulla riva sinistra della Sesia, in provincia di Vercelli. La coltivazione ha un nome preciso: <Fasola di Villata>, il timido <Phaseolus vulgaris> che nell’anno (2016) dedicato dal’Onu ai legumi può trovare una sua collocazione più che dignitosa. Umberto Uga ha recuperato questi fagioli dopo anni di oblio. La <fasola> conobbe momenti d’oro nel Settecento e nell’800 e negli anni della grande emigrazione era stato esportato Oltreoceano. Finito nel dimenticatoio o relegato fra i cibi poveri, ora riemerge dal letargo e assurge a cibo funzionale. Umberto ha ripreso e allargato la coltivaione con l’aiuto di un agricoltore che gli ha messo a diposizione un campo di mais. Il granoturco non è una casualità: il fagiolo di Villata, per sua natura, può essere definito timido e pigro, tanto che ha bisogno di un sostegno per emergere e arrampicarsi. Gli stocchi del mais rapresentano un sostegno naturale, quai un invito a chiamrsi fuori, all’ombra del fitto fogliame perché non ama il sole.
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