di Enrico Villa
Giovanni Pellielo, 45 anni, più volte olimpionico del tiro a volo, con un palmares di 176 riconoscimenti a livello internazionale della sua specialità. Dietro, un mondo parallelo ignorato dal grande sport popolare, anche penalizzato dalla nuova Pac valida negli anni 2015/2020. Infatti, la Comunità Economica ha stabilito che gli impianti sportivi, o anche gli aeroporti, sono fuori di ogni aiuto. E così questa norma restrittiva, che ormai a livello dei partners comunitari riconosce meritevoli di sostegni solamente gli agricoltori professionali, non riguarda più quattro poligoni italiani di tiro al piattello di importanza internazionale: il tiro a volo San Giovanni di Vercelli, in sponda destra del fiume Sesia; gli altri tre, tutti dislocati nella Pianura Padana.
Ma Giovanni Pellielo è perito agrario con la passione per la natura e la precisione che gli deriva dai fucili che non fanno male a nessuno, nemmeno agli animali che per antica tradizione venatoria dovrebbero costituire un bersaglio. Egli, parlandone, dice senza tentennamenti: “La caccia è una cosa molto diversa dalla mia specialità che specie nei neofiti richiede molta disciplina e una particolare attrazione per l’ecologia”. Egli vent’anni fa, dopo il diploma, intraprese gli studi per diventare ingegnere ambientale. Poi la precisione per il tiro al piattello, precisione che è richiesta anche per le moderne tecniche agronomiche basate sull’elettronica e l’informatica, prese il sopravvento. E Pellielo ha, appunto, rinunciato allora di essere uno dei rari ingegneri ambientali. Tuttavia nel suo regno di tutti i giorni, cioè il poligono di tiro San Giovanni, non ha rinunciato all’originario progetto di vita professionale. A distanza di anni, la conseguenza è stata che sulle rive del Sesia si è formata una oasi ambientale e ecologica di tutto atipica che si aggiunge alle altre (una ventina circa) tutte gestite e controllate dalla Regione Piemonte, con il compito di preservare nelle province di Vercelli e di Novara gli equilibri faunistici e della vegetazione. Alla fine, sempre la Pac, ha in sostanza consentito che le oasi ecologiche non interferissero troppo con la coltivazione del riso e con il suo mare a quadretti anche in questa primavera habitat irripetibile di avifauna e di altre specie. Giovanni Pellielo, che ha anche fatto studi di teologia e di filosofia a Novara, non ritenendo che questa formazione non sia in contrasto con la sua attività sportiva e ambientale, riassume tutta la sua attività in questo distico: desidero, ergo sum, cioè ogni desiderio a fare e a scoprire anche nel regno immenso della Natura dà la misura della propria umanità. Per molti versi questo stesso distico si armonizza con un principio ribadito con più forza dalla Regione Piemonte, specie dopo alcuni recenti ritocchi alla legge venatoria: i fucili, quasi simili a quelli che non fanno male a nessuno maneggiati da Giovanni Pellielo, non sono quasi più cacciatori, bensì collaboratori delle autorità regionali, difensori dell’ecologia e degli equilibri naturali anche quando si rendono necessari programmi di contenimento della fauna la quale danneggia gravemente le coltivazioni.
Racconta Giovanni Pellielo, che ha ricostruito il poligono/oasi ecologica il 12 novembre 2014 totalmente spazzata via dal fiume Sesia infuriato: “Nonostante i colpi secchi delle armi da competizione, un giorno ci accorgemmo che tutti i leprotti e conigli selvatici dell’area avevano scelto il nostro poligono per radunarsi e frequentare i prati al di là della fossa di tiro. Lasciammo del cibo e la frequentazione della fauna aumentò, per nulla spaventata dalla attività agonistica. Adesso ogni giorno provvediamo ad acquistare quantitativi di pane per non lasciare senza nutrimento le nostre amiche lepri”. Non solo. Nell’appezzamento del Poligono di tiro San Giovanni, di proprietà della Casa di Riposo di Vercelli, è rigogliosa la vegetazione fluviale. I boschi di robinie e di aceri si estendono accanto all’area della attività sportiva. “Dobbiamo vigilare – sottolinea Pellielo – perché a questo polmone verde non capiti nulla, magari danneggiato da malintenzionali che non tengono conto dell’ambiente e dell’ecologia”. Poi egli ritorna alla sua specialità collocandola anche economicamente: ”Noi garantiamo l’1,2% del Pil nazionale”. Ancora maggiore è quello compreso sotto la voce attività venatoria che con il passare del tempo sta diventando sempre più un ausilio basilare delle autorità ambientali regionali. Infatti, i cacciatori che sparano sempre meno come gli ottomila colleghi di Giovanni Pellielo, sono 700 mila. Per scendere in campo, facendo attenzione di non danneggiare le coltivazioni, ogni fucile spende per la sua passione, che sta diventando soprattutto ecologica, dai 5.000 ai 7.000 euro, a parte l’arma che sia per il tiro al piattello che per lo sport venatorio raggiunge, talvolta, le migliaia, o anche le centinaia di migliaia di euro. Così si ricava dai listini commerciali dietro ai quali si staglia un altro mondo: il lavoro di 45.000 persone. La cifra è importante. Con un raddoppio, potrebbe ancor più garantire l’ecologia.
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