di Gianfranco Quaglia
Da un patto con la terra nascono le bollicine dell’Alta Langa. Meglio sarebbe dire: da un patto fra gentiluomini che vogliono difendere e valorizzare il territorio, come sottolinea Giulio Bava, presidente del Consorzio Alta Langa Docg. “Siamo partiti con 40 ettari, dopo un approfondito studio dei terreni, sperimentando una ventina di cloni di Pinot nero e Chardonnay sulle colline tra Monferrato e Langhe. Poi, nel 2002, abbiamo capito di aver le basi scientifiche per porre le regole di un disciplinare di produzione molto rigoroso. Oggi siamo un centinaio di soci, 75 famiglie, 270 ettari che non tengono dei confini aministrativi ma sono spalmati su tre province (Cuneo, Asti, Alessandria)”.
Altri numeri: un milione e 200 mila chilogrammi di uva, un milione di bottiglie, con una previsione di 3,5 milioni nell’arco di cinque anni. La “prima” dell’Alta Langa è andata in scena al Castello di Grinzane Cavour, con l’intevento di giornalisti, ristoratori e le case storiche che hanno dato vita al progetto. Un “vernissage” che ha offerto anche l’opportunità di un confronto fra produttori, con l’intervento dell’assessore all’agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero: “Il rilancio della storia e della tradizione dello spumante piemontese metodo classico è uno dei grandi meriti del Consorzio. Oggi il Piemonte può vantare tra le sue eccellenze uno spumante che completa il ventaglio delle nostre ricchezze enologiche”. E il sen. Tommaso Zanoletti, figura carismatica del mondo vitivinicolo italiano: “Chi produce questo vino non dimentichi i valori tradizionali. Il viticoltore non deve mai dimenticare di saper camminare nelle vigne e al tempo stesso guardare lontano”.
Durante la presentazione, moderata dal giornalista Roberto Fiori, è intervenuto anche Piercarlo Grimaldi, rettore emerito dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo con una riflessione antropologica: “Il patto con la terra ci dice che questo territorio non può essere distrutto, manomesso, ma valorizzato e che bisogna intervenire in punta di piedi su un paesaggio della grande bellezza, giacimento del sapere. Oggi si parla tanto di economia circolare: significa che dobbiamo ritornare alla circolarità del tempo, alle nostre colline. Va ripreso l’uso e il riuso delle cose, il bricolage contadino, l’umiltà di ripartire dalle tradizioni dei nostri padri. Pensiamo al fuoco: quasi non esiste più. La cucina di induzione ne fa a meno, quando sparirà, dal punto di vista culturale sarà terribile”.
Alessandro Picchi, presidente di Gancia: “Quello piemontese è il primo metodo classico italiano. Già all’inizio dell’800, i conti di Sambuy diedero inizio in Piemonte alla coltivazione di alcuni vitigni francesi per produrre spumanti sul modello di quelli della Cham,pagne. Nel 1850 Gancia coltivò Pinot Nero e Chjardonnay. Questa attività di ricerca è stata la base e la spinta per la successiva sperimentazione della produzione di quella che oggi conosciamo come Alta Langa Docg”.
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