Gli alberi si riprendono il posto dal quale erano stati spodestati. In Italia ci sono sempre più boschi e foreste, e si espandono di anno in anno: gli italiani hanno raggiunto la cifra record di 200 alberi a testa. Secondo il censimento 2015 oggi la selva cresce inesorabile alla velocità media dello 0,6% l’anno.
Non sembra vero, soprattutto se si considera che nelle pianure risicole, la maggior parte dell’ettarato è utilizzato per i seminativi. Eppure il ritorno al bosco, anche coltivato, è una tendenza riscoperta. E’ il caso di Luigi Caffi, 68 anni, imprenditore agricolo novarese (Coltivatori Diretti): “Ho pensato di creare un bene diverso per il territorio. Uno spazio verde, da curare bene, duraturo, da lasciare, oltechè ai miei nipoti, alle nuove generazioni>. Il suo progretto, già realizzato, è lì da vedere: 40 pertiche (poco meno di tre ettari) piantumati a querce. Curiosa è la scelta della quercia, pianta autoctona e di antichissima origine (le prime apparvero addirittura nel periodo Cenozoico), presente in Europa da tempi remoti – e particolarmente in Italia, dove nel corso dell’ultima era glaciale le popolazioni di Quercus sono state ‘confinate’ (insieme a Spagna e Balcani) per poi ricolonizzare il territorio del continente europeo.
Una nuova avventura per Luigi Caffi, da sempre risicoltore e produttore di cereali nelle campagne di Olengo: il bosco è curatissimo e le piante le riconosce quasi una per una.
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