L’allevatore che munge le mucche nella vecchia stalla. Il ragazzo che zappa la terra. La mondina china in risaia. Il viticoltore che pigia l’uva, perché “si è sempre fatto così ed è bello tornare indietro”. Immagini di un’agricoltura bucolica, involutiva, decrescente e felice? Ma è questa l’agricoltura che vogliamo e a cui aspiriamo? Se lo chiede Luca Brondelli di Brondello, presidente di Confagricoltura Alessandria, membro della Giunta nazionale, dove guida anche Enapra, l’ente di formazione. La riflessione è scaturita durante la presentazione dell’ultima annata agraria in Piemonte, con una risposta secca dello stesso Brondelli: no. perché l’immagine olegorafica e accreditata anche da alcuni media contrasta con una realtà ben diversa: l’agricoltura attuale è un settore primario altamente specializzato. “Partiamo intanto da un presupposto – sottolinea l’imprenditore alessandrino – : se qualcuno, fra i giovani, pensa di fare l’agricoltore perché non gli piace studiare e quindi si rifugia nei campi, ha sbagliato completamente indirizzo. Oggi agricoltore significa conoscenza, formazione continua, confronto con i mercati aperti in costante cambiamento. E poi occorre sfatare molti luoghi comuni, cercando di far capire la vera realtà, rifuggire dai sistemi autarchici. In altre parole: l’Italia è un paese produttore, ma anche e soprattutto trasformatore. La produzione agricola interna non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno, quindi siamo costretti a importare prodotti da trasformare, perché siamo molto bravi anche in questo senso”.
Un altro aspeto: il biologico. “Mi dà fastidio – aggiunge Luca Brondelli – che molte persone considerino l’agricoltura tradizionale come qualcosa che avvelena la gente. Questa percezione da parte dell’opinione publica è sbagliata, il prodotto finale – benché non biologico – possiede tutte le caratteristiche a norma per non essere demonizzato. E’ necessario far passare questo messaggio e imporsi sul mercato in maniera diversa”.
You must be logged in to post a comment Login