Cambiamenti climatici determinanti come non mai nella coltivazione delle nocciole. Il Piemonte, una delle regioni più vocate, denuncia una scarsità per il prossimo raccolto.
Confagricoltura Cuneo esprime grande preoccupazione. Negli ultimi tre anni, le rese non sono state all’altezza delle aspettative, compromettendo la sostenibilità economica del settore con il rischio di mettere sempre più in difficoltà un intero areale.
“Sono oltre 28mila gli ettari coltivati a nocciolo in Piemonte, quasi 17mila in provincia di Cuneo e oltre 90mila in tutta Italia. L’attenzione nei confronti del comparto resta molto alta – dichiara Alessandro Bottallo, segretario di Confagricoltura zona di Alba –, ma numerose sono le difficoltà che negli ultimi anni hanno colpito la coltivazione, con il rischio di perdere migliaia di ettari di coltivazione: tra questi i cambiamenti climatici e l’insorgenza di nuove fitopatologie. Diventa quindi fondamentale puntare sulla ricerca scientifica”.
Al problema clima si aggiunge quello delle malattie, come la citospora, che affligge i noccioleti più datati, ma che sta colpendo anche quelli che hanno meno di vent’anni. “Questo fungo, oltre a far seccare porzioni di rami o intere pertiche in cui si insedia crea anche delle rotture insanabili – spiega Antonio Marino, tecnico corilicolo di Confagricoltura Cuneo -. Se ciò accade, l’unica soluzione è il taglio della pianta e la rimonda del legno secco con relativo allontanamento dai corileti. Dalla prima decade di luglio 2023, purtroppo, abbiamo avuto grossi problemi per l’insediamento di questo fungo, che sta continuando la sua azione anche quest’anno. L’eliminazione puntuale della vegetazione colpita dà inevitabilmente origine ad una mancata produzione, con tempi di ripresa della pianta piuttosto lunghi”.
Problemi evidenziati anche dal Consorzio per la Valorizzazione e la Tutela della Nocciola Piemonte Igp: “Stiamo vivendo una situazione simile a quella accaduta alla fine degli anni Cinquanta, ma poi il comparto si riprese alla grande – ricorda il presidente del Consorzio, Lorenzo Traversa -. La produzione in Alta Langa è praticamente azzerata o ridotta ai minimi termini e in certi casi è anti economico raccogliere il prodotto. In altri areali la produzione è scarsissima. Dal punto di vista agronomico a incidere è stata una mancanza di freddo nel periodo invernale: la Tonda Gentile, infatti, è la varietà che necessita di più ore di freddo per indurre la fioritura”.
“Sarà possibile salvaguardare la qualità e la quantità della produzione nella provincia di Cuneo solo con un impegno condiviso e un approccio proattivo – conclude Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo -. Il futuro della nostra agricoltura dipende dalla capacità di adattarci e innovare: ci troviamo davanti a sfide complesse rappresentate dai cambiamenti climatici e dal rispetto delle politiche europee del Green Deal, che richiedono sforzi importanti alle aziende, superabili solo se affrontate insieme alla politica e alle istituzioni”.
“Alla luce delle previsioni che tendono ad evidenziare una produzione minore per quest’anno, auspichiamo un’alta remunerazione delle nocciole del Piemonte che possa consentire di valorizzare uno dei simboli di qualità e dell’eccellenza del nostro territorio – spiega Mauro Bianco, presidente di Coldiretti Alessandria e membro di giunta di Coldiretti Piemonte con delega territoriale al settore corilicolo -. Ricordiamo che, purtroppo, proprio la nocciola, ingrediente principe di svariate preparazioni dolciarie, è spesso coltivata all’estero in condizioni lavorative di sfruttamento come abbiamo evidenziato con il documentario, girato in Turchia, Né Tonda né Gentile del giornalista Stefano Rogliatti”.
“Sicuramente la valorizzazione delle nocciole del Piemonte passa dagli importanti accordi di filiera sul territorio come quello siglato tra Coldiretti Piemonte ed il gruppo dolciario Novi Elah Dufour. Un progetto di filiera che consente di valorizzare tutta la produzione corilicola piemontese, offrendo una prospettiva di medio periodo agli imprenditori agricoli. Un accordo quadro che sancisce l’unione con l’agroindustria virtuosa, quella che vuole investire sul territorio e vuole consolidarne il legame – fanno notare Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale -. Un sostegno alla corilicoltura e alle imprese che credono nelle produzioni di qualità, impegnandosi col loro lavoro a preservare i territori”.
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