di Enrico Villa
Nel 2016, la raccolta delle nocciole (Corylus avelliana) essenza agricolo-industriale assai importante, in Piemonte è stata soddisfacente. La principale varietà IGP gentile delle langhe non ha deluso. La conferma dell’andamento di mercato è venuta dalle analisi sulla annata agraria, come ogni anno effettuata dalla Coltivatori Diretti di Cuneo che ha anche riguardato le coltivazioni più importanti: orticoltura, castagneti, pomodori e patate industriali, cerealicoltura fatta eccezione per il riso di cui ogni dodici mesi riferisce l’Ente Nazionale Risi.
Ma, a parte le colture industriali rappresentate dai pomodori e dalla patate che sono state raccolte in buoni quantitativi, le coltivazioni di nocciolo nella regione subalpina rivestono un valore storico oltre che industriale. Fin dagli anni Quaranta questo frutto – che dal greco e dal celtico significa elmo per la sua durezza e la sua ricchezza di grassi e di proteine- testimonia la possibile integrazione dell’agricoltura di qualità con l’industria trasformatasi, come la Ferrero di Alba, in una importantissima multinazionale. Infatti nella loro pasticceria di Alba il fondatore Pietro (storicamente negli Usa era anche accaduto con la Coca Cola nonché in Italia con le riserie negli anni Trenta) nel 1946 sulla base di una ricetta, provata e riprovata, sommò il nocciolo con il cacao sotto forma di gianduja. E le prove, animate di cocciutaggine del tutto piemontese, produssero la nutella, una crema diventata un caso italiano, come in uno dei loro tanti libri dedicati all’argomento raccontano Gigi Padovani e la moglie Clara, entrambi giornalisti enogastronomici. Nel 1964, cioè poco più di mezze secolo fa, la Nutella fatta di nocciole e di cacao guanduja da Alba e dal Piemonte conquistò il mondo, o meglio i bambini e gli adolescenti del globo. Anche Nanni Moretti in un suo film si riferì a questo miracolo italiano che non sarebbe stato possibile senza i noccioleti nel Cuneese, nell’Astigiano e nell’Alessandrino. Il preparato, diventato così popolare, ha provocato la concorrenza di tanti e anche più di una presunta scorrettezza, come è anche recentemente accaduto da parte dell’industria tedesca diventata all’improvviso maligna avversaria di una altra grande multinazionale automobilistica torinese.
Che cosa sta accadendo, è presto detto. Un ingrediente della Nutella è rappresentato dall’olio di palma che conferisce duttilità al prodotto quando lo si spalma e assicura stabilità alimentare. La caratteristica, come fa notare la Ferrero sottoposta a severissimi controlli di laboratorio e di stabilimento, è stata resa del tutto accettabile da un punto di vista alimentare, tenendo proprio conto dei grassi contenuti nell’olio di palma unito a quello del nocciolo, anche apprezzabile da un punto di vista proteico. Per vincere questa presunta e subdola battaglia, è stato accreditato il principio secondo il quale i dolciumi possono essere confezionati senza olio di palma, addirittura andando a scomodare i gorilla. Infatti, senza olio di palma, ricavato dalle coltivazioni di palmizi, continuerebbe ad essere assicurato l‘habitat alle scimmie primate. E questo recentemente è anche stato scritto sulle confezioni di dolci. Però, il 17 settembre dell’anno scorso in un convegno tenutosi a Milano, alimentaristi di fama internazionale hanno chiarito che l’olio di palma è perfettamente in linea con la sicurezza alimentare. E, fra l’altro, è anche stato sottolineato che l’olio di palma è impiegato da almeno diecimila anni dall’uomo.
La polemica intorno all’olio di palma impiegato per la Nutella, secondo le valutazioni di mercato ha anche influito negativamente per qualche tempo sui normali assorbimenti commerciali delle nocciole coltivate nelle province di Cuneo, Asti e Alessandria. Alludendo a questo corso mercantile, che tuttavia sta cambiando positivamente, questa è l’analisi della annata agraria della Coldiretti cuneese: l’industria ha sospeso gli acquisti e il prezzo ha avuto un “crollo”…Analoga situazione è toccata anche ai produttori turchi con ribassi ancora più accentuati.
Sia i numeri a livello regionale che internazionale confermato come la coltivazione delle nocciole sia importante e come anche incida sulle produzioni. Nel contesto internazionale, gli italiani sono ai primi posti assieme alla Turchia con complessivi 770.000 ettari, seguiti dagli Usa, da diversi stati asiatici nonché, dalla Cina e dall’Iran. In Italia (Piemonte, Lazio, Campania) il Piemonte sulla produzione nazionale detiene il 16-18 % anche calcolando le aziende gestite direttamente dalla multinazionale di Alba. La provincia di Cuneo – fanno notare alla Coldiretti – con circa 140.000 quintali e una superficie investita a noccioleto di 12.000 ettari, continua ad essere la principale area produttiva del Piemonte. La IGP Gentile delle Langhe è adatta alla lavorazione e al consumo con una buona resa alla sgusciatura. Però anche in questa stagione è stata sensibile alla umidità e alle cimici che stanno invadendo le nostre campagne anche nelle coltivazioni in areali collocati ad altitudini inferiori. Forse prima di diventare Nutella, la Gentile della Langa dovrà guardarsi dalla terribile cimice asiatica la quale nella prossima primavera potrebbe riguardare altre coltivazioni importanti come mais e grano.
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