Due parole: “No!”e “Doc”. L’una, accompagnata con un esclamativo che la rafforza; l’altra è l’acronimo di Denominazione Origine Controllata. A pronunciare la prima fu Paolo Desana, l’8 settembre 1943, quando sottufficiale di complemento si trovava in Costa Azzurra e all’annuncio dell’armistizio scelse di non collaborare con i nazifascisti, preferendo la deportazione e la via del lager. La seconda rappresenta il capolavoro che Desana, diventato senatore nel dopoguerra, realizzò imprimendo una svolta storica al mondo del vino italiano.
Attorno a quei due momenti ruota il bel libro di Andrea Desana da Casale Monferrato, dal titolo “Paolo Desana, la storia di due vite tra lager e vini Doc”. Un contributo letterario scritto dal figlio, con una ricostruzione puntigliosa e fedele della vita del padre, senza indulgere ai sentimentalismi e ai personalismi. Emerge, dal suo racconto, uno spaccato della storia d’Italia, dalla seconda guerra mondiale sino alla fine del secolo scorso. Ma è anche la battaglia di un uomo che, tornato dagli orrori dei campi di concentramento, guardò avanti con serenità e determinazione. Dedicando la sua “seconda vita” a un obiettivo: il riscatto di un comparto agricolo, il vitivinicolo, che grazie al suo intuito si è affermato negli anni, sino a riscuotere un credito riconosciuto nel mondo. “La grande avventura della seconda parte della vita di mio padre – dice Andrea – la sua particolarissima storia riguarda così tanto intimamente il Monferrato…chi oggi viene a visitare la sede del Comitato Casale Monferrato capitale della Doc si stupisce e non poco che questa idea si sia originata proprio nel nostro territorio e non in aree vinicole più famose come quelle del Chianti o delle Langhe”.
La risposta ha un nome: Paolo Desana. E scrive il figlio: “In questo impegnativo lavoro di costruzione e diffusione della comunicazione della politica delle Doc vinicole fu sempre e costantemente aiutato da mia madre Lena, insegnante di lettere, molto brava nella scrittura e nella esposizione dei testi”.
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