di Gianfranco Quaglia
Non spaventiamoci più di tanto se fra qualche settimana, costeggiando i terreni in fase di preparazione per le semine della risaia, li vedremo solcati da un trattore. Qual è la notizia verrebbe da osservare? La news è che vedremo soltanto il trattore e guardando con più attenzione, sotto i vetri della cabina, nessuno. Effetto ottico o traveggole? No, non si tratta di un conduttore fantasma, perché al posto di guida non ci sarà proprio alcuna figura umana. E allora? Ecco svelato l’arcano. Siamo nell’era del digitale arrivata anche qui. La recente Fiera dell’agricoltura di Verona ha consacrato il trattore con guida remota, cioè a distanza. C’era una volta il contadino, sostituito dall’agricoltore 2.0, che dialoga appunto con i mezzi meccanici stando a casa, in azienda, forse da tutt’altra parte del mondo. Si può. Basta un iPad, presto anche un iPhone, per pilotare un trattore a chilometri di distanza. Il tractor si inserisce nel contesto più allargato di fattoria digitale e consente non solo di risparmiare tempo, ma anche di applicare la cosiddetta precision farm, l’agricoltura di precisione finalizzata a ridurre interventi, costi rendendo il lavoro più sicuro e confortevole. Con un palmare sarà infatti possibile dialogare, quasi sussurrare con il mezzo e tutti gli attrezzi ad esso collegati, inviando coordinate dal tablet che, grazie a un dispositivo hardware collocato in cabina, comunica via bluetooth. Un sistema di scambio dati di ultima generazione, che porterà benefici anche all’ambiente: perché l’intreccio fra l’operatore remoto, il trattore e gli attrezzi, consentirà di ridurre al minimo e in modo quasi chirurgico l’impiego di fertilizzanti e in ultima analisi di carburante. Perché il trattore dovrebbe osservare linee rette e senza sbavature, arresti e riprese improvvise. Il tutto manovrato a distanza come se si usasse una playstation.
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