Non ha ancora un nome, ma la struttura è cresciuta e pronta a entrare in azione. Stiamo parlando di uno dei risi del futuro, varietà tondo da sushi, che la Sa.Pi.Se. (Sardo.Piemontese.Sementi.) di Vercelli, sotto la guida di Carlo Minoia, quanto prima immetterà sul mercato a disposizione dei risicoltori che vorranno utilizzarla come seme. La novità è stata anticipata durante l’incontro che la Cooperativa agricola ha tenuto a Novarello (Granozzo, Novara) alla presenza di molti agricoltori arrivati da tutto il Novarese, dal Vercellese e dal Pavese. Un vertice per fare il punto sulla situzione dei mercati e soprattutto guardare al futuro. “Coltiviamo il futuro” è appunto il motto di Sapise, 42 anni di attività, nota per essere stata la prima azienda europea ad aver costituito, nel 1977, il primo riso nero aromatico italiano, il famoso Venere. Ma anche l’Apollo, un altro aromatico della famiglia lungo B, che richiama i “cugini” orientali.
La Sapise è nata dalla sinergia fra due territori: Sardegna e Piemonte, un ponte fra le risaie di Oristano (dove si coltiva riso da seme in purezza) e Vercelli, cuore del commercio del cereale. Quindici soci, tre impianti di selezione (due in Piemonte e l’altro in Sardegna), un centro ricerche e sviluppo. Anche il logo richiama i due territori così lontani eppure ravvicinati dal cereale: il simbolo della torre di Mariano II a Oristano e il gallo che rappresenta la basilica di Sant’Andrea di Vercelli.
Oltre al riso da sushi nel futuro di Sa.Pi.Se. ci sono anche un tondo clearfield e un Indica clearfield. Varietà in fase di iscrizione su cui Minoia punta molto. Per accelerare la tempistica, alcuni di questi nuovi risi – come il tondo da sushi – è stato seminato in controstagione. In altre parole, i semi sono stati portati dall’Italia al Sudamerica, dove il clima in inverno è favorevole così da ottenere un un altro raccolto riportando poi i semi in Italia e consentire un veloce stabilizzazione e sperimentazione.
Nella foto: Carlo Minoia, direttore Sa.Pi.Se.
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