Il futuro è ibrido. Sicuramente nel settore riso, dove la ricerca punta su nuove linee potenziate e resistenti agli attacchi dei parassiti. All’«Open Day» organizzato da Sa.Pi.Se. (Sardo Piemontese Sementi) nella Tenuta Castello di Sali Vercellese la sinergia fa i ricercatori italiani e quelli stranieri è parola d’ordine per tutta la «task force» della cooperativa sementiera guidata da Massimo Biloni. Il tradizionale «tour» nelle risaie che precede l’inizio della raccolta ha messo confronto esperienze di ricercatori provenienti da Brasile, Spagna, Grecia, Turchia, Stati Uniti. Dal Texas Alvaro Schwanke, di origine brasiliana, ha raccontato agli agricoltori la sua esperienza con i grandi ibridi che negli Usa hanno fatto la storia della risicoltura moderna, quella resistente alle nuove infestanti. Si è parlato anche delle prossime collaborazioni tra Sa.Pi.Se. (patria del riso nero Venere), la Cina e il Brasile in particolare. La resistenza alle infestanti è il tema dominante della ricerca in risicoltura.Lo sa bene Filip Haxhari, genetista e ibridatore della Sa.Pi.Se., ogni giorno in campo e in laboratorio per studiare nuove varietà. Da Sali Vercellese ogni anno escono risi che poi varcano i confini e diventano autentici «gioielli», com il «Furia» (nome profetico) che è considerato un cavallo di battaglia in Spagna. E per l’Italia? Uno degli ultimi nati è il Barone, con granello lungo A, varietà da risotto tipo Roma. Entrambi realizzati con la tecnologia Clearfield (ormai collaudata da dieci anni) la quale attribuisce alla pianta una grande tolleranza agli erbicidi, soprattutto quelli impiegati nella lotto al «riso rosso» o crodo.
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