Nel giardino di casa Vassalli batte il cuore della risaia

di Gianfranco Quaglia

Il cancelletto che la signora Paola dischiude affaccia sul giardino della casa immersa nella risaia
novarese. Marangana, “buen retiro” e fucina creativa di uno dei più grandi scrittori italiani,
Sebastiano Vassalli. I visitatori (molti i giovani) sfilano in silenzio e accedono a questo scrigno
attiguo all’abitazione: qui l’autore de “La Chimera” e di altri capolavori letterari, candidato al
Nobel, ci veniva per “staccare” dalla sua inseparabile macchina per scrivere (mai il pc),
rigenerarsi nella natura e ripartire ritemprato per concludere i racconti o avviarne di nuovi.
Alessia Barbaglia del Fai (Fondo italiano per l’ambiente) di Novara, bene ha fatto a dedicare
una domenica organizzando una visita fuori dagli schemi, con la collaborazione di Paola
Todeschino Vassalli, che dopo la morte del marito ne perpetua il pensiero e la continuità.
Valorizzando non solo la casa, diventata museo e centro studi per tesisti, ma tutto il complesso
accostato all’antica chiesa. Lo scrittore lo scoprì dopo un’esperienza analoga in una canonica
non molto lontana da qui. Ma alla “Marangana” entrò in sintonia con il mondo di risaia che lo
circondava, quasi avvolgendolo a protezione. Non era, Vassalli, né nostalgico né passatista
innamorato dei tempi che furono. Tutt’altro: di quella risaia sapeva cogliere le contraddizioni, il
peso della fatica inumana appartenuta a epoche buie del lavoro (così ben descritte proprio
nella “Chimera”). Ma ne traeva anche spunti di comparazione, sottolineava le differenze,
esaltava il privilegio di vivere lontano dai rumori e dalle ipocrisie del mondo. Ne sublimava i
simboli, come il monumento alla zanzara realizzato dall’artigiano-artista Tamburelli,
conservato nel cortile. I visitatori hanno ascoltato quasi in religioso silenzio la narrazione di
Paola, e alcuni brani tratti dalle opere dello scrittore, declamati da Gabriele. Il tutto in
un’atmosfera evocativa che rimanda a Sebastiano Vassalli, non solo romanziere e saggista, ma
uno dei più grandi narratori di quel paesaggio orizzontale di cui pochi altri come lui hanno
saputo ascoltarne i battiti, i palpiti, le emozioni.

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