Il 2015, per diversi settori dell’agroalimentare italiano non sarà un’annata opulenta e si combinerà con il fenomeno strisciante della deflazione la quale ancora inciderà sui consumi. E’ una delle conclusioni prospettate dal recente report di Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità in agricoltura e sul sistema agroalimentare. Questi i numeri che nei prossimi dieci mesi potrebbero attenderci: sugli scaffali dei supermercati il 35% in meno di olio d’oliva extravergine, meno del 25% di agrumi anche per la concorrenza di altri paesi dell’area mediterranea, meno vino per il 15% non del tutto compensato dalle esportazioni, il 50% di miele nonostante le scelte vivaci dell’industria dolciaria, tracollo al minimo storico del raccolto delle castagne, altro genere fondamentale in pasticceria e nell’industria dolciaria. Lo scenario – argomentano gli analisti di Coldiretti, Eurispes e Osservatorio della criminalità agroalimentare potrebbe dilatare ulteriormente le frodi alimentari che condizionerebbero gli acquisti nel nostro Paese. E, quindi, i tavoli domestici già più poveri dei consumatori.
Il report delle tre istituzioni va più a fondo, esaminando quanto a causa della criminalità agroalimentare è stato il danno per la produzione e gli altri comparti delle filiere interessate, assai importanti per la formazione del PIL nazionale. Infatti, argomenta l’analisi: produzione, distribuzione, vendita sono sempre più condizionati dal potere criminale, esercitato ormai in forme raffinate attraverso la finanza, gli incroci e gli intrecci societari, la conquista di marchi prestigiosi, il condizionamento del mercato, l’imposizione degli stessi modelli di consumo e l’orientamento delle attività di ricerca scientifica. In termini statistici, nel 2014 l’aumento strisciante ma visibile è stato del 10% circa rispetto all’anno precedente. E in termini economici si sono volatilizzati, a favore delle diverse forme di delinquenza organizzata, quasi 16 miliardi di euro. Fra le forme più sofisticate di “lavaggio” del denaro sporco che diventa apparentemente pulito, una sta fortemente attraendo l’’attenzione della Guardia di Finanza, dei carabinieri del Nas e delle altre istituzioni annonarie con compiti di controllo e di repressione. E’ il Money Dirtyng. Nel money dirtyng – commenta il report di Coldiretti, Eurispes e Osservatorio della criminalità – sono i capitali puliti ad indirizzarsi verso l’economia sporca. Di conseguenza, l’afflusso di capitali così reperiti sostiene il malaffare con questo ritmo stimato: 120 milioni di euro al mese, 4 milioni di euro al giorno che riguarderebbero alcuni centri ortofrutticoli, supermarket e altre attività commerciali giudicate non limpide nella loro impostazione e gestione.
L’ Expo 2015 che si aprirà il prossimo primo maggio e cui, come è noto, si annette molta importanza per il massimo sostegno del made in Italy soprattutto per l’agroalimentare, potrebbe tuttavia anche diventare una trappola a danno delle eccellenze italiane che richiamano il valore dei prodotti dei vari territori. Infatti – osserva il report – un pericolo che va affrontato con stringenti misure di rafforzamento dell’attività di controllo sui flussi commerciali e da una maggiore trasparenza sulle informazioni in etichetta sulla reale origine degli alimenti. In cifra, sono in gioco 60 miliardi di euro di prodotti con il rischio di soccombere a causa delle importazioni con prodotti truffaldini (esempio, i formaggi) che si stanno imponendo in numerosi paesi dell’UE, negli Stati Uniti, in Australia e in Asia. E un sistema per aggirare gli ostacoli e perpetrare le truffe con prodotti farlocchi è rappresentato dal web e dall’ e-commerce dove i controlli sono più difficoltosi. In realtà, secondo, numerosi esperti, gli esercenti dell’e–commerce dovrebbero proporre le loro offerte attraverso sistemi di posta certificata.
Tuttavia non solo le agromafie stanno danneggiando le filiere dell’agroalimentare o, meglio, le agromafie stesse si starebbero insinuando con una certa prepotenza nell’ambito dell’export in crisi dovuta ai diversi embargo nei confronti della Russia e per le vicende dell’Ukraina. Il 7 agosto scorso il Governo di Vladimir Putin ha replicato all’embargo occidentale, a sua volta applicando il blocco parziale alle importazioni agroalimentare in buona parte provenienti dall’ Italia. I provvedimenti restrittivi che riguardavano verso la Russia prodotti zootecnici come la carne, formaggi e latticini, ortofrutta, uva da tavola, hanno ridotto obbligatoriamente l’export per circa 40 milioni di euro. Gli effetti sarebbero allo stato tre: pesantezza del mercato, già aggredito dai prezzi alla produzione al limite del remunerativo; turbative dello stesso mercato con manifestazioni di agromafia; maggior possibilità di export da parte dei concorrenti statunitensi, canadesi, tedeschi. Se il blocco verso al Russia non sarà rimosso, nel 2015 per l’Italia e anche per diversi partners europei sarà davvero un cattivo affare.
You must be logged in to post a comment Login