di Gianfranco Quaglia

«Non lasciamoci rubare l’identità». Roberto Moncalvo, presidente nazionale di Coldiretti, lancia il suo grido di dolore dal palco di Milano City Fiera, un oceano di magliette, bandiere e berretti gialli (quasi quindicimila arrivati da tutti il Norditalia). L’identità cui si riferisce il presidente riguarda il depauperamento del Made in Italy, un falso che totalizza circa 60 miliardi. Una «convention» a tutto cmapo, è il caso di dirlo, che precede l’Expo. E a questo proposito: «Non serve solo che la bottiglia Expo sia bella e pulita se ci finisce l’aceto invece del buon vino».

Parole che assomigliano a slogan, ma in realtà fotografano in pieno una situazione drammatica che si riversa sui consumatori esposti ad agropiraterie in Italia e in Europa, in una confusione di proposte che depistano. E hanno effetti anche sull’occupazione: circa 300 mila posti in meno. Ed è per questo che Coldiretti ha chiamato tutti a raccolta, a cominciare dal ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, il quale ha promesso che le aziende illegali saranno bloccate e i responsabili puniti. A dare un forte contributo nella lotta all’agropirateria e all’ecomafia c’è anche Carlo Caselli, già procuratore capo della Repubblica diTorino, ora al vertice del Comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare. Sul podio Paolo Barilla, Diana Bracco (commissario generale per il Padiglione Italia di Expo).

L’elenco delle «schifezze» che fanno male al Made in Italy è impressionante: una mozzarella su quattro in Italia senza latte; i formaggi con la polvere di latte; il similgrana low cost senza indicazione di provenienjza; il vino allo zucchero o ricavato dalla polvere; la carne annacquata; il cioccolato senza cacao; due prosciutti su tre stranieri; 29 milioni di chili di concentrato di pomodoro senza etichetta d’origine dalla Cina. Sono soltanto alcuni esempi.

  Moncalvo