di Gianfranco Quaglia
C’è il sushi nel futuro prossimo già presente di Sa.Pi.Se. La cooperativa sementiera sardo-piemontese leader nella ricerca e nella sperimentazione in campo, nota per aver costituito il riso Venere a pericarpo nero (il primo in Italia al quale è seguito Artemide) e altre linee produttive di primo piano, guarda alle nuove tendenze gastronomiche che si sono affermate nel nostro Paese e nel resto d’Europa. Non si è arrestata durante il Covid, ha puntato sulle innovazioni ed è pronta a conquistare i mercati. Come sottolinea il suo direttore Carlo Monoia: “Il 2021 deve essere l’inizio di altre sfide, con nuove varietà: Dario Cl, un tondo cristallino, così chiamato a ricordo di un nostro caro socio scomparso, Dario Roncarolo; Misaki, anche questo, come il primo dedicato all’alimentazione asiatica. In altre parole: abiamo deciso di puntare anche sul riso da sushi, perché queste scelte gastronomiche si stanno ampliando sempre di più in Europa, quindi esiste una forte richiesta da parte dei consumatori privati e della ristorazione etnica. Sono linee produttive interessanti, adatte a questi scopi, come lo è il Selenio. L’altra novità si chiama Andromeda CL, che sostituisce il Sirio, con un ciclo più precoce e produttivo”.
La corsa alle semine della campagna 2021 offre anche lo spunto per alcune considerazioni. “Da qualche anno – prosegue Minoia – i risicoltori tendono ad anticipare le operazioni, ma nonostante ciò il riso non matura prima, perché ha sempre bisogno dei suoi tempi, inutile esasperarli. Forse c’è bisogno di tornare ai vecchi consigli, quantomeno alle basi dell’agronomia e rispettare le regole. A proposito di tecniche agronomiche: io appartengo alla vecchia scuola, quella che prevede la sommersione iniziale della risaia. Non sono per il riso seminato a file interrate. La semina in asciutta agevola gli agricoltori nelle operazioni, non lo metto in dubbio, ma l’ambiente risicolo di Vercelli e Novara è molto diverso, ad esempio, da quello milanese. E’ sbagliato veicolare messaggi non corretti. A mio avviso è necessario tornare alle antiche usanze, anche per il controllo delle infestanti. La sommersione è complicata, ma ha un suo ritorno e il mare a quadretti, se esiste, un suo perché ce l’ha, anche da un punto di vista agronomico. Senza trascurare che la modalità in asciutta comporta una concentrazione di richiesta d’acqua a fine maggio-giugno, mettendo in crisi il sistema irriguo”.
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