Più miele sulle tavole degli italiani. Nei mesi di “lockdown” è aumentato il consumo, con un balzo del 44%. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata in occasione della giornata mondiale delle api istituita dall’Onu, sulla base dei dati Nielsen sulle vendite nella grande distribuzione organizzata nel periodo compreso tra il 17 febbraio e il 3 maggio.
Un aumento della domanda che si scontra, però, con una momento difficile per la produzione di miele Made in Italy per effetto dell’andamento climatico anomalo con una grave siccità che ha ridotto le fioriture e stressato le api. In Piemonte, regione leader in apicoltura, dal 2001, anno in cui si registravano 2.701 aziende con 88.276 alveari allevati, si è passati nel 2017 a 5.612 aziende che conducono 18.982 apiari con 199.315 alveari.
“Rischia di essere dimezzata la produzione di miele, dopo annate già di difficili come la scorsa – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – a causa, soprattutto, del clima. Per questo a preoccupare sono le importazioni: a far, infatti, concorrenza al miele Made in Piemonte non è solo la Cina, ma anche l’Est Europa da cui proviene una gran quantità di miele a basso costo e che non rispetta i nostri standard qualitativi. Al fine di evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica”.
Il miele, infatti, prodotto sul territorio nazionale è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”.
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