La nocciola è un prodotto simbolo del Piemonte; fino a pochi anni addietro la produzione era rimasta stabile mantenendosi sui 10.000 ettari coltivati; ma negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione per tale prodotto, sempre più richiesto dall’industria dolciaria, e la sua coltivazione è in continuo incremento: attualmente sono oltre 15.000 gli ettari che producono quasi 300.000 quintali di nocciole. La coltivazione, che tende ad estendersi in tutto il Piemonte, ha la sua area produttiva tradizionale nelle province di Asti, di Alessandria e, soprattutto, in quella di Cuneo dove ha la sua maggiore consistenza e, ancor più, nella Alta Langa come dimostra anche il nome della varietà coltivata: la “Tonda Gentile delle Langhe”, una cultivar selezionata nel tempo dai noccioli selvatici presenti da secoli nei boschi del Piemonte.
Recentemente nel registro nazionale delle varietà il nome di tale cultivar è stato modificato in “Tonda Gentile Trilobata”; ciò per tutelare il nome geografico Langhe, soprattutto da chi, producendo tale nocciola in altre parti d’Italia o all’estero, poteva commercializzarla sfruttando il nome Langhe; ma che ha aperto altre contraddizioni e controversie giuridiche, poiché nel registro nazionale risultano entrambe le denominazioni: “Tonda gentile trilobata” e “Tonda gentile delle Langhe”.
Comunque, la crescente fama e interesse per questa cultivar piemontese, lo spiegano la sua storia, le sue qualità e peculiarità. Non a caso, è stato uno dei primi prodotti in Italia che ha avuto il riconoscimento della Indicazione Geografica Protetta (IGP) dalla Unione Europea con la denominazione “Nocciola del Piemonte” nel 1996 (un passaggio automatico visto che aveva avuto il riconoscimento con decreto ministeriale nel 1993). Qualità e peculiarità che le derivano dalla sua forma rotonda che ne facilità la sgusciatura; dall’alta resa del prodotto per il suo guscio sottile; dalla sua bassa percentuale di contenuto in grassi che ne accentuano la conservabilità; dalla pelle del seme molto sottile che si toglie facilmente dopo la tostatura. Inoltre da essa si ottiene un ottimo Olio. Ma la Nocciola Piemonte di ineguagliabile ha l’aroma e il sapore. In tanti ambiti scientifici e merceologici è stata ripetutamente studiata e da ciò classificata come una delle migliori varietà al mondo, soprattutto per il suo uso nella pasticceria e dolceria. Del resto lo dimostra anche la storia: il Piemonte, già nel 1700, era noto per la fabbricazione di torroni e “Noisettes”. Giovanni Vialardi, capo cuoco della corte dei Savoia, nel suo trattato di cucina scritto nel 1854, descrive appunto il Torrone d’Alba. E nell’Albese, in particolare a Grinzane Cavour e Gallo d’Alba, si sviluppa una intensa produzione artigianale di torroni, tra cui spicca la famiglia Sebaste. Un’ altra grande specialità dolciaria, piemontese per antonomasia, ricca di fama e di bontà, è la torta di nocciole che si propone per un gran finale da apoteosi assieme ad un bicchiere di Moscato d’Asti; la torta di nocciole si propone anche assieme allo Zabaglione, Ma, in Piemonte, la storia della nocciola si intreccia con quella del cioccolato ; infatti nel 1865, la Caffarel Prochet Gay di Torino inventò e lanciò i Giandujotti: cioccolattini a base di cacao, zucchero, vaniglia e crema di nocciole. Un impasto che, si dice, fosse nato per caso e per necessità, in epoca Napoleonica, quando l’embargo della flotta inglese impediva l’approvvigionamento del cacao, ovvero la crema di nocciole che surroga il cacao. Si tratta, più o meno, dello stesso impasto che negli anni subito dopo la seconda guerra mondiale, fece la fortuna della Ferrero di Alba, con quel prodotto che merceologicamente si chiamava “Surrogato di cioccolato”, a cui la Ferrero aveva dato il nome “Giandujot”: fatto con Nocciola, polvere di cacao e grassi idrogenati vegetali; che faceva parte del gruppo di prodotti chiamati Cremalba, proposti in confezioni a pasta dura. Poco dopo, con la felice intuizione strategica che il prodotto Ferrero non è un dolciume, ma un alimento, l’impasto diventa più fluido, confezionato in barattolo, e quindi spalmabile sul pane fresco o tostato o preso con grissini o cracker; e il successo definitivo e mondiale lo decretò il nuovo nome, “Nutella”.
Ma, la Nocciola del Piemonte si lega e ha dato origine a tante altri prodotti da forno e da pasticceria, molti dei quali sono stati censiti e riconosciuti dalla Regione Piemonte come Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) del Piemonte, ai sensi del decreto legislativo n. 173/98 e del decreto ministero politiche agricole n. 350/99. I PAT che hanno come prodotto di base o componente la Nocciola, in ordine alfabetico, sono i seguenti: “Baci di Dama”, “Baci di Cherasco”, “Brut e Bon”, “Gianduiotto”, “Nocciolini di Chivasso”, “Ossa da Mordere”, “Pan della Marchesa”, “Pandolce di Cannobio”, “Praline di Cri Cri”, “Tigrini”, “Torrone di Nocciole” nelle versioni: “Torrone di Nocciole d’Asti” e “Torrone di Nocciole d’Alba e delle Langhe”, “Torta di Nocciole”. Un bel parterre di prodotti che, anche dai nomi, si capisce che investono tutto il Piemonte, e che costituiscono un altro esempio della ricchezza di questa regione in termini di storia, identità, tradizioni, creatività, laboriosità, saperi e sapori.
L’impegno della Regione Piemonte nell’opera di sviluppo, tutela e valorizzazione negli anni è stato degno della importanza di tale prodotto, che non è soltanto economico-produttivo, ma anche per quei valori aggiunti che abbiamo descritto, che fanno della nocciola un simbolo delle eccellenze agroalimentari del Piemonte e che tanto ha contribuito ad accrescerne l’immagine e l’accoglienza. Un impegno, quello della Regione, svolto anche a sostegno e in collaborazione con le altre istituzioni ed enti piemontesi, e delle organizzazioni economiche e professionali. E tra tali soggetti l’ Asprocor Piemonte(associazione produttori corilicoli) , che ha sede a Cissone (CN), a cui aderiscono circa 630 soci produttori, attualmente presieduta da Lodovico Cogno che ha sostituito lo storico presidente Giuseppe Andreis. Altra importante associazione è l’Ascopiemonte (associazione corilicoltori Piemonte) che ha sede a Santo Stefano Belbo (CN), a cui aderiscono circa 730 soci produttori, che ha come presidente Pierpaolo Bertone. Queste due associazioni che negli anni scorsi si sono trasformate in società cooperative, hanno progressivamente accresciuto le loro attività nell’ambito della coltivazione delle nocciole e della loro lavorazione, trasformazione e ancor più nella commercializzazione come dimostrano anche gli interessanti contratti e accordi presi con importanti industrie dolciarie piemontesi, come la Ferrero e la Venchi. Altro importante soggetto è il Consorzio di Tutela della Nocciola Piemonte IGP che continua a svolgere un lodevole lavoro di tutela, valorizzazione e di campagne promozionali, sempre presente nelle iniziative coordinate dalla Regione per la promozione del “Sistema Piemonte”. Il Consorzio di Tutela della Nocciola Piemonte venne costituito nel lontano 1983 da un gruppo di produttori, guidati da Cesare Borgna (che fu il primo presidente) e da Giancarlo Caffa, che ne divenne il vice presidente. Un lavoro pioneristico che portò al riconoscimento della denominazione d’origine già nel 1993, prima ancora della istituzione Comunitaria delle DOP e IGP. Ricordo ancora l’ottimo lavoro svolto dai successivi presidenti: Giuseppe Robaldo, Ferdinando Trisoglio, e quello attualmente in carica, Sergio Lasagna; tutti ben supportati da Terenzio Ravotto, direttore factotum, anima del consorzio, a cui si deve la proficua continuità operativa del Consorzio nei tanti anni della sua presenza.
Il legame della nocciola con il territorio è dimostrato anche dalle numerose sagre e rassegne che si svolgono in Piemonte dedicate a questo prodotto; tra le più importanti ricordiamo la Sagra della Nocciola di Cortemilia (CN), la Fiera della Nocciola di Feisoglio (CN), la Fiera della Nocciola di Castagnole delle Lanze (AT), la Fiera della Nocciola di Castellero (AT), la Sagra della Nocciola di Casalborgone (TO).
A questo legame forte e profondo con la nocciola, la Regione Piemonte, con l’assessore all’agricoltura, Giorgio Ferrero, ha voluto rendere solenne omaggio e rappresentazione all’Expo 2015 di Milano, nel padiglione Italia, dove le Regioni hanno compartecipato nella rappresentazione dell’Italia come sistema paese attraverso gli aspetti più significativi dei territori che la compongono. Qui, nel “Vivaio Italia”, giardino concettuale e paesaggistico, all’interno della “Mostra delle Regioni, il Piemonte è stato rappresentato dal nocciolo, albero simbolico, assieme alla vite, della sua produzione agro-alimentare.
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